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Dalle certezze bernesi a una locanda nella Drôme

Da sinistra a destra: Martin Kesselring, la sua compagna, Reno Moser, Zimi Kesselring e Nicolas Kesselring. Auberge La Plaine

Nulla predestinava Zimi Kesselring (38 anni) e Reno Moser (41) a trasferirsi in Francia. Invece questa coppia di bernesi, pur appagata nella propria città, ha scelto di fare il grande passo e rilevare la locanda avviata qualche anno prima dal padre di Zimi, Martin (68 anni). 

Cartina stile schema dei trasporti pubblici che mostra la posizione di Chabrillan rispetto a Ginevra e Lione

Zimi lavorava nel centro storico di Berna, dove aveva aperto una boutique con un’amica. Reno era responsabile delle finanze di un grande autoconcessionario della capitale. Non avevano mai desiderato di andare a vivere all’estero, ma l’occasione era troppo bella per non essere colta. Così, nel momento in cui Martin ha deciso di ritirarsi nel gennaio 2019, Zimi, suo marito Reno e il fratello di lei Nicolas (36 anni) hanno ripreso la gestione dell’Auberge la PlaineCollegamento esterno nella DrômeCollegamento esterno.

Un affare di famiglia

La famiglia Kesserling e la Francia sono legate da molto tempo. Fin dalla prima infanzia, Zimi ha trascorso le vacanze con la famiglia nel sud-est del Paese. Suo papà Martin era insegnante e, in gioventù, ha lavorato come guida turistica nella regione delle Cevenne. 

Innamorato del sud e incoraggiato dalla famiglia, sogna di acquistare un casale da trasformare in centro di formazione continua (che ospita cioè seminari e corsi d’aggiornamento) per gli insegnanti bernesi. Con questo progetto in testa, Martin e sua moglie si mettono alla ricerca del luogo ideale e acquistano nel 1995 una fattoria tipica della DrômeCollegamento esterno, in pessimo stato. 

Sfortunatamente, il Canton Berna decide di non consentire più che i suoi docenti seguano corsi all’estero, ciò che costringe i Kesselring a rivedere i loro piani. “È così che si sono ritrovati, più o meno da un giorno all’altro, a gestire un hotel e occuparsi della cucina”, rievoca Reno.

Per dodici anni, famiglia, amici e addetti ai lavori si sono impegnati nella ristrutturazione e costruzione dei diversi edifici che ospitano oggi 18 camere e un ristorante.

Cortile interno di un casale agricolo trasformato in residenza; rampicanti sui muri, tavolini e sedie sul selciato
Auberge La Plane

Per non avere rimpianti

Martin Kesselring e la sua compagna gestiscono l’albergo per molti anni. Ma nel 2017 si avvicina l’ora della pensione. Martin chiede quindi a sua figlia, che ha una formazione nel settore alberghiero, di rilevare La Plaine. “Questa proposta ci ha un po’ colto di sorpresa”. Zimi e Reno si prendono un anno di tempo per rifletterci ma infine, nel 2018, accettano. 

“Non volevamo avere rimpianti a sessant’anni”

La decisione è in parte strategica, poiché “se tra cinque o sei anni decidiamo di vendere, avremo ancora la possibilità di rimetterci in pista da un punto di vista professionale”. Ma riflette anche lo stato d’animo della coppia. “Ci siamo detti che se non tentiamo adesso, non lo faremo mai. E non volevamo avere rimpianti a sessant’anni”. 

È così che Zimi e Nicolas rinunciano alle loro “sicurezze” e traslocano a ChabrillanCollegamento esterno nel gennaio 2019. 

Una sfida professionale e personale

Una settimana dopo il loro arrivo in Francia, Reno si chiede “cosa ci faccio qui”. Uno smarrimento che, nel tempo, si è attenuato: “Siamo inesperti, dobbiamo trovare il nostro ritmo”. 

Zimi Kesselring, suo fratello Nicolas e Reno Moser sono amministratori della società. Zimi, Nicolas ed Elias Kesselring (i figli di Martin) sono proprietari degli immobili. 

Ognuno ha quindi dovuto trovare il suo posto. Zimi si occupa dell’arredamento, del personale, della prima colazione e dell’accoglienza dei clienti. Reno è responsabile della parte amministrativa, in particolare finanziaria. Nicolas si occupa invece della manutenzione della casa e del giardino. 

Ma a nuova generazione corrispondono nuovi costumi. I giovani gerenti hanno avviato la svolta digitale dell’hotel, introdotto nuovi processi e iniziato a lavorare in maniera più strutturata. “Visto che l’impresa era stata fondata da mio padre, i cambiamenti che volevamo apportare hanno generato molte discussioni”. Martin ha quindi deciso di ritirarsi in buona sostanza dall’attività, benché continui a dare una mano nel settore tecnico. 

“Un’avventura così è un test per la coppia”

Il carico di lavoro mette anche alla prova la coppia. In Svizzera, quando capitava loro di avere dei conflitti al lavoro, Zimi e Reno si sostenevano a vicenda. Oggi lavorano insieme; capita che abbiano opinioni diverse e debbano trovare un’intesa. “Un’avventura così è una prova per la coppia. Se dovessimo accorgerci che la nostra relazione è in pericolo, interromperemmo tutto. La nostra unione viene prima di ogni cosa”, confida Zimi. Non essendoci più una separazione tra lavoro e vita privata, tutto si confonde. Bisogna quindi “pianificare il proprio tempo libero in modo molto più consapevole”. È la ragione per cui Reno e Zimi vogliono organizzarsi diversamente per la prossima stagione. Si concentreranno sull’accoglienza e ingaggeranno del personale per gli altri compiti. Hanno anche intenzione di concedersi una giornata libera ogni settimana, per poter staccare la spina. 

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Piccoli grattacapi da espatriati

“Il vantaggio innegabile è che non abbiamo dovuto spianare il terreno”. In effetti è Martin, che 25 anni fa ha dovuto fronteggiare lo scetticismo delle persone del posto. Tanto più all’epoca in cui acquistò gli immobili, il drammaCollegamento esterno dell’Ordine del tempio solare si era appena consumato a meno di 80 chilometri. Gli abitanti della regione hanno quindi avuto paura che stesse per stabilirsi lì una sede della setta. 

Poiché l’albergo è un po’ isolato dal villaggio e gli orari di lavoro impegnativi, Zimi e Reno per ora non hanno avuto modo di crearsi una cerchia di conoscenze. Una situazione che pesa loro un po’ e sperano possa cambiare quando avranno più tempo libero. Altro punto negativo è l’amministrazione. “È difficile capire i meccanismi del sistema francese e sapere a chi rivolgere quali domande. Ma siamo coscienti che questo non è un problema della Francia: chiunque si trasferisca in un altro Paese ha gli stessi grattacapi”, relativizzano. 

“Cosa vi manca di più, della Svizzera?” “La treccia”, risponde Reno di getto, con una risata. Cibo a parte, due qualità che di solito si attribuiscono agli svizzeri qui non sempre si trovano: la precisione e la puntualità. E da buoni bernesi abituati a nuotare nell’AarCollegamento esterno, vorrebbero tanto farsi una nuotata nel fiume che scorre sotto casa loro, che sfortunatamente è quasi in secca in estate. 

Quando si chiede loro se, viceversa, ci sono aspetti della vita in Francia che apprezzano più che in Svizzera, Zimi risponde senza esitare: “il clima”! Reno, da parte sua, trova che i francesi siano “meno complicati” degli svizzeri. “Sono di vedute meno ristrette e più orientati alla ricerca di soluzioni”. 

Una masseria di campagna vista dall alto; si intuisce che non è più azienda agricola dalla presenza di una piscina
Auberge La Plaine

Se fosse “da zero”

“Tutti hanno il sogno di aprire un alberghetto da qualche parte, ma pochissimo lo realizzano”, ragiona Zimi, che riferisce come principali ostacoli i soldi e la perseveranza. “Per costruire un posto come ha fatto mio padre, serve una tenacia a tutta prova”. Reno aggiunge che se non avessero avuto l’opportunità di rilevare l’impresa di famiglia non si sarebbero certo lanciati in un’avventura così. O comunque “non di queste dimensioni”. 

Questo perché entrambi si descrivono come “veri bernesi” che stavano bene nella loro città, e per i quali la decisione di emigrare è stata difficile. 
 
Ora, si danno cinque anni per insediarsi e sviluppare l’attività come desiderano. L’appuntamento è preso! 

Nel 2018, in Francia vivevano quasi 198’000 svizzeri. È la più grande comunità elvetica fuori dai confini nazionali e costituisce il 26% del totale degli svizzeri all’estero. Gli altri risiedono principalmente in Germania (90’400 persone), Italia (49’600), Regno Unito (35’700) e Spagna (23’800).

Il numero di svizzeri è in crescita in tutti questi paesi, più di tutti nel Regno Unito (+2,7%); meno in Italia (+0,1%). 

Il 24% degli svizzeri all’estero risulta vivere nelle Americhe, il 7% in Asia il 4% in Oceania e il 3% in Africa. I paesi non europei che ne ospitano di più sono gli Stati Uniti (80’400), il Canada (40’000), l’Australia (25’100) e Israele (20’200). 

Traduzione dal francese di Rino Scarcelli

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