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Nel laboratorio del lupo

È da più di 20 anni che il lupo ha fatto ritorno in Svizzera, e il dibattito che la sua presenza scatena a livello politico e mediatico non accenna minimamente a placarsi. Tuttavia, se parlare di questi animali è facile, conoscere i loro spostamenti e il loro numero esatto non lo è per niente.

Osservare i lupi è difficile, catturarli quasi impossibile. Per studiare il modo in cui le loro popolazioni evolvono, bisogna basarsi sulle tracce che lasciano sul terreno (peli, escrementi, saliva, …) analizzandole geneticamente. È questo il compito, tutt’altro che semplice, che Luca Fumagalli, direttore del Laboratorio di biologia della conservazione Collegamento esternodell’Università di Losanna (UNIL) svolge da oltre 15 anni su mandato dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM)Collegamento esterno.

L’8 febbraio 2017, diciassette pecore sono state uccise a Cama, nel cantone Grigioni. Il lupo è il principale sospettato, ma saranno le analisi del DNA a confermarlo. RSI-SWI

Settimanalmente, l’istituto KoraCollegamento esterno spedisce da Berna i campioni raccolti al laboratorio universitario. La prima domanda a cui Fumagalli e le sue assistenti cercano di trovare una risposta è la seguente: il DNA che vi è contenuto appartiene a un lupo? In caso affermativo, ulteriori analisi sono effettuate per stabilire se si tratta di un esemplare già individuato in precedenza. I risultati sono poi comunicati all’UFAM e ai cantoni, che li utilizzano secondo le loro necessità.

Tutti “italiani”

I lupi sono scomparsi dall’Europa occidentale nel corso del XIX-XX secolo. Ovunque? No. Delle piccole popolazioni residuali sono sopravvissute ad esempio in Italia, sugli Appennini meridionali.

È da lì che hanno cominciato ad espandersi nuovamente negli anni ’70. Una ricolonizzazione naturale che ha visto i primi esemplari arrivare nelle Alpi francesi alla fine degli anni ’80 e in Svizzera a metà degli anni ’90.

Nel 2017, i lupi sono presenti sull’insieme dell’Arco alpino, ma possiedono tutti la variante genetica tipica delle popolazioni selvatiche italiane, testimonianza della loro origine.

Ma quanti sono? Una domanda difficile…

I dati ottenuti permettono di stabilire solo in maniera approssimativa il numero minimo di lupi sul territorio elvetico, e questo per diverse ragioni.

Prima di tutto, i lupi sono molto mobili, si spostano rapidamente lungo tutto l’Arco alpino e non è detto che un animale deponga il suo DNA o che quest’ultimo sia reperibile, ad esempio su una preda.

Secondariamente, il campionamento non è fatto in modo esaustivo su tutto il territorio nazionale. La maggior parte del materiale genetico analizzato a Losanna è raccolto in seguito ad attacchi alle greggi. I lupi che si nutrono esclusivamente delle loro prede naturali vengono campionati solo raramente.

Infine, le analisi sono complesse e il loro successo (in particolare per stabilire un profilo genetico individuale) dipende dalla “qualità” del DNA trovato. Circa il 40-45% delle tracce ricevute sono attribuite al lupo e, fra queste ultime, solo il 60% è riconducibile a un preciso individuo.

Da quando è attivo, il laboratorio ha potuto individuare più di 90 esemplari differenti che hanno transitato sul territorio elvetico. 

Questo l’avete già visto?

In Francia e in Italia esistono dei laboratori che svolgono lo stesso lavoro e con i quali Fumagalli è in contatto. Tuttavia, i materiali e i metodi d’analisi utilizzati sono diversi, ed è problematico confrontare i risultati per sapere se un determinato esemplare è già stato individuato in altri centri.

“Per ragioni politiche, economiche, di tempo e di volontà non ci si è messi d’accordo sui protocolli di laboratorio da utilizzare”, spiega lo scienziato, che se ne rammarica: “Dopo tutto questo tempo, avremmo dei dati molto interessanti che avrebbero permesso di spingere la ricerca un po’ più lontano”.
 

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