A 150 anni dalla morte dell'autore di uno dei romanzi più famosi della letteratura italiana, i "Promessi sposi" di Alessandro Manzoni, viene ricordato come un uomo molto vicino all'essere umano moderno.
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tvsvizzera.it/mrj
Sono passati esattamente 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, uno dei grandi padri della letteratura italiana, un autore fondamentale per la storia della lingua italiana. Poeta, drammaturgo, ma soprattutto romanziere: tutti lo ricordano soprattutto per la sua opera più famosa, ossia i “Promessi sposi”, che raccontano la storia di Renzo e Lucia.
Ci sono frammenti di letture che restano tatuati nella nostra memoria: “Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno” ne fa parte. I “Promessi Sposi” quest’anno vengono celebrati insieme al loro autore.
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“Manzoni è un uomo pieno di chiaroscuri, di contraddizioni, di ferite. Un uomo che aveva moltissimi tic e moltissime fobie. Si è parlato anche in negativo delle sue nevrosi”, ha raccontato ai microfoni della Radiotelevisione della svizzera Italiana RSI Alessandro Zaccuri, scrittore e giornalista, esperto di Manzoni. “Lo vivo come un essere umano molto vicino a tante nostre fragilità e indecisioni. L’elemento della fede (molto presente nelle sue opere, ndr) è stato il suo modo di comunicare con il mondo”.
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