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I grandi marchi italiani guardano al Ticino

Commercio online in crescita durante la pandemia.
Commercio online in crescita durante la pandemia. Keystone / Owen Smith

Barilla e Lavazza partner del Centro di competenza Lifestyle Tech ticinese che promuove startup tecnologiche.

L’arte culinaria, la moda e il design, qualità universalmente riconosciute del Belpaese, non possono fare a meno delle nuove tecnologie nel terzo millennio.

E la Svizzera italiana, luogo ideale in cui confluiscono e si incontrano anche dal profilo geografico lo stile italico e la cultura innovativa della Confederazione, vuole fare da culla alla nuova sfida che deve affrontare il Made in Italy.

Adesione di grandi gruppi

O almeno questa è la scommessa che si è posto il Centro di competenze Lifestyle Tech (Ltcc), un’associazione di imprese ed enti pubblici nata l’estate scorsa, che si prefigge di promuovere aziende tecnologiche all’avanguardia in questi ambiti e di attrarre grandi marchi internazionali, con la partecipazione di importanti istituti di ricerca e universitari.

“C’è interesse da parte di questi grossi gruppi poiché l’esplosione dell’esigenza di innovazione con il Covid, che ha accelerato il processo di digitalizzazione dell’e-commerce, fanno sì che questo mix particolare sia difficile da trovare altrove”.

Carlo Terreni, Lifestyle Tech Competence Center

È delle scorse settimane la notizia dell’adesione di due noti gruppi italiani, Barilla e Lavazza, che collaboreranno alla nuova iniziativa del Lifestyle Tech Competence Center (Ltcc), il concorso rivolto alle startup e scaleup. Il “Food-Tech Innovation Award, Retail EditionCollegamento esterno” ha il preciso obiettivo di selezionare società tecnologiche emergenti che abbiano idee innovative nello sviluppo di servizi online del commercio. Ai vincitori del bando – le cui candidature scadono il 16 di maggio – sarà data l’opportunità di collaborare con Barilla, Lavazza e con gli altri partner dell’associazione. 

“Stiamo cercando società tecnologiche che permettano a grandi marchi (brand) e a rivenditori al dettaglio (retailer) di offrire soluzioni innovative ai clienti finali attraverso la multicanalità, vale a dire il digitale (e-commerce, digital marketing, interazione di sistemi di cassa e pagamento)”, spiega Carlo Terreni, responsabile del polo tecnologico luganese (Ltcc).

Avvicinare produttore e cliente finale

Una collaborazione che dovrebbe consentire “a brand e retailer di offrire al cliente prestazioni e opportunità innovative come la ‘customizzazione del packaging’ del prodotto in funzione dei propri interessi. Ma anche la possibilità di richiedere servizi che oggi non vengono proposti all’interno del punto vendita e di dialogare direttamente con l’azienda che produce”.

Nel settore alimentare infatti i grandi marchi non vendono mai al cliente finale, poiché sono quasi sempre intermediati da un distributore. La peculiarità di questa iniziativa consiste proprio nel cercare di costruire un rapporto diretto tra i due soggetti – che attualmente non esiste, nonostante i milioni spesi in pubblicità dai produttori – senza per questo svantaggiare la distribuzione, spiega Carlo Terreni.

Da un lato il produttore investe soldi ed entra in contatto con i clienti finali (attraverso email e la conoscenza dei dati sulla frequenza d’acquisto delle preferenze), dall’altro il “retailer” riesce a beneficiare meglio della pubblicità e degli investimenti operati dal brand e così ci guadagnano tutti.

“Quello che ci sta premiando è il format del polo che offre competenze specifiche legate all’e-commerce, alla sostenibilità e ai nuovi trend ‘millennials and Gen Z’ e i settori tecnologici del food, design e moda”, aggiunge Carlo Terreni.

Promozione di startup

“C’è interesse da parte di questi grossi gruppi poiché l’esplosione dell’esigenza di innovazione con il Covid – che ha accelerato il processo di digitalizzazione dell’e-commerce – e le specifiche competenze, generalmente poco diffuse nel mondo, fanno sì che questo mix particolare sia difficile da trovare altrove”.

L’idea di base resta però quella di promuovere nuove società ad alta tecnologia per valorizzare e far crescere la piazza economica della Svizzera italiana.

“Concretamente siamo noi a gestire l’attività di scouting di startup innovative e tecnologiche a livello europeo”. Le aziende che vogliono venire a Lugano a presentare le loro idee sono internazionali mentre quelle che finanziano la ricerca di partner sono svizzero-italiane (Microsoft Svizzera, Accenture e Ubs dalla Confederazione e Barilla e Lavazza dall’Italia), precisa il presidente di NetComm Suisse.

“Vogliamo però anche dare visibilità alla piazza contribuendo allo sviluppo economico territoriale del Ticino che da un paio di anni si sta profilando tantissimo sulle aziende tecnologiche innovative”. Come sembrano dimostrare “quelle imprese nate qui che sono divenute leader mondiali” e il recente interesse di Barilla e Lavazza.

Fin qui il discorso è piuttosto lineare. Ma ci sono un paio di aspetti a margine di questa operazione che forse meritano qualche riflessione in più, come quella riguardante la tutela del diritto alla riservatezza dei consumatori di cui vengono utilizzati i dati. Un’ipotesi che non preoccupa però il promotore del LifeStyle Tech, che esclude possibili abusi su questo piano.

Tra i grossi distributori in Svizzera, ma anche sulle più importanti piattaforme online internazionali “la sensibilità sui dati personali è totale e tutte le informazioni che vengono fornite, previa dichiarazione espressa, dal consumatore (come le tessere cliente), sono richieste in modo formale”.

Inoltre, va evidenziato che si tratta per lo più di dati aggregati e anonimizzati che vengono impiegati per individuare determinati trend, più che di attività indirizzate a un utente specifico, dal momento che le norme vietano di interpellare direttamente i potenziali acquirenti. “Ma già avere a disposizione trend condivisi e sapere che in un tale momento il consumatore vuole un imballaggio ecosostenibile al posto di quello tradizionale è un buon servizio reso al cliente”, osserva sempre il manager.

“Vogliamo però anche dare visibilità alla piazza contribuendo allo sviluppo economico territoriale del Ticino che da un paio di anni si sta profilando tantissimo sulle aziende tecnologiche innovative”.

Carlo Terreni, Lifestyle Tech Competence Center

Mercato monopolizzato da player internazionali

Un secondo elemento, messo ulteriormente in risalto dalla pandemia, riguarda la crescita inarrestabile dei colossi web nel commercio mondiale che potrebbe porre qualche interrogativo sull’efficacia reale di iniziative come quella promossa dal centro di competenza ticinese. Detto altrimenti, che spazio c’è per queste operazioni in un mercato che si sta sempre più indirizzando verso multinazionali online come Amazon e Google?

“L’uno non esclude l’altro, i prodotti qualcuno li dovrà sempre fare”, sintetizza in proposito Carlo Terreni. “A prescindere dal canale distributivo il produttore deve trovare il modo di offrire il servizio al cliente finale: la cialda del caffè di un determinato marchio alla fine qualcuno la deve vendere, sia essa la Coop, la Migros, la Manor o Amazon”.

In questo senso, nel settore alimentare, la vicinanza e la qualità del servizio di selezione dell’assortimento e la garanzia di qualità e affidabilità sono ancora molto ricercate rispetto ad altre categorie merceologiche. “Sfido chiunque a comprare dalla Cina prodotti alimentari, che peraltro sono per la loro stessa natura deperibili”.

Anche durante questo anno di Covid in cui sono esplose le richieste di digitale e di e-commerce “quasi tutte le imprese del settore alimentare si sono rivolte a player nazionali, come indica chiaramente la crescita di questo ramo in Svizzera negli ultimi dodici mesi”, conclude Carlo Terreni.

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