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Bare accantonate e ritardi, cimiteri nel caos a Roma

Keystone / Ciro Fusco

File di bare accatastate una sull'altra, salme in attesa di sepoltura o cremazione da mesi: i cimiteri della capitale sono nel caos.

Il caso è scoppiato negli scorsi giorni con l’accorata denuncia del deputato Andrea Romano. Il politico del Pd ha taciuto per due mesi ma alla fine ha chiamato in causa la sindaca Virginia Raggi: suo figlio deceduto in febbraio a 24 anni, lamenta Andrea Romano, non è stato ancora tumulato, accrescendo così lo struggimento dei familiari impotenti.

Ben presto si è però scoperto che non si tratta affatto di un episodio isolato. Al cimitero Flaminio (Prima Porta), il più esteso d’Italia con i suoi 140 ettari di superficie, sono 2’500 le salme in attesa di una degna sepoltura. Una situazione incredibile che si trascina da mesi, che può essere giustificata solo in minima parte con la pandemia e che sembra accomunare tutti e dodici i campi santi della città capitolina.

Da un’inchiesta condotta dal Corriere è emerso che a gestire tutti i campi funebri comunali in marzo – in seguito alle defezioni di collaboratori per malattia, quarantene e altro – c’era un solo dipendente. Intanto, in attesa che la politica intervenga – la sindaca Raggi ha convocato la municipalizzata Ama per trovare una soluzione – si sta muovendo anche la magistratura alla quale sono giunti gli esposti di alcune associazioni di cittadini arrabbiati.

Ma per l’Ama i disservizi e i ritardi sono da imputare al rigido rispetto delle procedure dettate dalle norme anti-Covid. Una vicenda insomma che sembra doversi trascinarsi ancora per mesi.

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