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Berna preme sempre di più sul certificato Covid per le attività al chiuso

Le app Covid ufficiali in Svizzera.
Avviata una consultazione sulla possibile estensione dell'obbligo di certificato. Keystone / Laurent Gillieron

I ricoveri ospedalieri per Covid continuano ad aumentare a ritmo serrato e non si può escludere che fra poche settimane gli ospedali siano di nuovo sovraccarichi. Gli aggiornamenti dal Governo sulle prossime mosse.

Per poter far fronte rapidamente ad ogni eventualità, il Consiglio federale ha avviato una consultazione sulla possibile estensione dell’obbligo di certificato Covid ad aree interne di ristoranti e bar, strutture culturali e ricreative ed altri eventi al chiuso. I test per dimostrare la non positività al virus e ottenere un certificato, inoltre, non saranno più gratuiti dal primo ottobre.

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La situazione epidemiologica resta incerta e il numero di pazienti ricoverati in ospedale a causa del coronavirus sta salendo rapidamente. In Svizzera il numero di persone non immunizzate è ancora troppo elevato: solo il 56% della popolazione è vaccinato, contro il 63% nell’Unione europea. Le infezioni potrebbero crescere ulteriormente a causa della variante Delta, più contagiosa, del rientro dalle vacanze e dell’abolizione di molte misure di protezione.

Non si può attendere che gli ospedali siano nuovamente sovraccarichi prima di adottare nuovi provvedimenti, hanno sostenuto le autorità. Eventuali nuove misure infatti avrebbero un impatto sui ricoveri solo dopo due o tre settimane. Per questo il Consiglio federale ha deciso di consultare sin d’ora i cantoni e le parti sociali su un’eventuale estensione dell’obbligo di certificato Covid per chi ha più di 16 anni in caso di pressione sul sistema ospedaliero.

Certificato per luoghi chiusi

Il certificato – rilasciato a chi è vaccinato, guarito o risultato negativo al test – dovrebbe essere obbligatorio per accedere alle aree interne di ristoranti, bar e club. Il personale non sarebbe sottoposto all’obbligo, ma dovrebbe continuare ad indossare una mascherina. I dipendenti potranno rinunciare alla mascherina solo se sono tutti vaccinati, guariti o in possesso di un test negativo. Nelle aree esterne il certificato non sarà richiesto. Le regole si applicherebbero anche ai ristoranti degli alberghi, ma non per chi intende solo pernottare.

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Le discoteche e le sale da ballo, che già sono tenute ad esigere il certificato, dovranno registrare i dati dei clienti per facilitare il tracciamento.

L’obbligo di certificato verrebbe esteso anche a tutti gli eventi che si svolgono al chiuso, come concerti, rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche, eventi sportivi e privati. Sono esclusi gli eventi religiosi, i funerali e le riunioni politiche fino a un massimo di 30 persone, ma sarà comunque necessario indossare la mascherina.

Strutture culturali, sportive e ricreative

Anche per entrare in musei, zoo, centri fitness, palestre di arrampicata, piscine coperte, parchi acquatici, terme, sale da biliardo o casinò bisognerà dimostrare di essere negativi, vaccinati o guariti. Solo le strutture che contano unicamente aree esterne sarebbero esentate.

Le stesse disposizioni si applicherebbero alle attività sportive e culturali al chiuso dove le maschere non sono obbligatorie (come gli allenamenti o le prove di musica e teatro). Fanno eccezione i ragazzi sotto i 16 anni e gruppi come meno di 30 persone che si riuniscono regolarmente in locali separati.

Il Consiglio federale propone anche di regolare l’uso del certificato sul posto di lavoro in un’ordinanza. Ai datori di lavoro dovrà essere espressamente consentito verificare se i dipendenti sono in possesso di un certificato, se questo serve a stabilire misure di protezione adeguate o attuare una strategia di test. Attualmente l’obbligo di certificato è applicato solo in alcuni luoghi come gli ospedali o le case di riposo e di cura.

Test a pagamento dal 1° ottobre

Come già preannunciato due settimane fa, dal 1° ottobre chi si sottoporrà al test per ottenere un certificato dovrà pagarlo di tasca propria. Lo stesso vale per i cinque test autodiagnostici al mese che si possono ottenere nelle farmacie. Visto che la vaccinazione è gratuita, il Consiglio federale ritiene che non spetti alla collettività assumere i costi dei test per le persone non immunizzate.

La Confederazione continuerà invece ad assumere le spese per i test nelle scuole e nelle aziende, quelli dei visitatori di ospedali e case di riposo, dei ragazzi sotto i 16 anni e delle persone che per ragioni mediche non possono vaccinarsi. Anche per chi presenta sintomi il test sarà gratuito, ma non darà diritto a un certificato.

I frontalieri, gli svizzeri residenti all’estero e i loro famigliari stretti potranno farsi vaccinare gratuitamente in Svizzera.

Le reazioni della politica

PLR, Verdi liberali e Verdi sono favorevoli a un maggiore utilizzo del certificato Covid, come evocato oggi dal Consiglio federale. Si oppone invece l’UDC. I liberali radicali parlano di misura “necessaria”, per evitare interventi “restrittivi” che colpirebbero tutta la società e l’economia. I criteri per il maggiore utilizzo dovrebbero però essere esposti in modo molto chiaro dal governo.

Su Twitter il presidente dei Verdi Balthasar Glättli ha dichiarato che, vista la situazione degli ospedali, la possibile nuova misura “non arriva certo troppo presto”. Il partito ecologista è invece critico nei confronti della fine dei test gratuiti, che non proteggono i testati, ma tutti gli altri.

Anche secondo il presidente dei Verdi liberali Jürg Grossen è necessario un maggiore utilizzo del certificato Covid, in modo da evitare un sovraccarico del sistema sanitario e un ulteriore confinamento, che deve essere assolutamente evitato.

L’UDC invece si oppone: secondo i democentristi la misura porterebbe a problemi per le imprese già in difficoltà economiche. Inoltre, i concetti di protezione nella ristorazione e nel settore alberghiero si sono dimostrati validi. Utilizzare di più il certificato, prosegue il partito, significa semplicemente imporre un obbligo indiretto del vaccino.
 

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