Una settimana fa il comune alle porte di Milano è stato teatro di un agguato di stampo mafioso. Il reportage da Buccinasco della Radiotelevisione Svizzera.
Freddato per strada poco prima di mezzogiorno, mentre era in sella alla sua bicicletta, con tre colpi di pistola, l’ultimo dei quali mentre era a terra agonizzante. Si è conclusa così una settimana fa la vita di Paolo Salvaggio, 60 anni, pregiudicato per droga e con contatti sia in ambienti della ‘ndrangheta sia in quelli della Sacra Corona.
L’uomo, già coinvolto in importanti passate inchieste sul territorio, si trovava agli arresti domiciliari presso la casa dell’ex moglie, e aveva un permesso per uscire due ore alla mattina, dalle 10 alle 12, proprio nell’orario in cui è stato seguito, raggiunto e ucciso, a due passi da un parco pubblico, prima che arrivasse a un piccolo bar dove era solito recarsi. Salvaggio era inoltre malato in fase terminale, ciò che suscita molti interrogativi sulle ragioni di questo delitto.
Le modalità dell’agguato, il primo di questo genere da anni nella zona, fanno pensare a un omicidio di stampo mafioso. Il fatto di sangue riporta così in primo piano il lancinante problema dell’infiltrazione della criminalità organizzata nelle regioni del Nord Italia. Tuttavia, la responsabile della direzione distrettuale antimafia Alessandra Dolci, intervistata dalla Radiotelevisione Svizzera, ritiene che vadano esaminate tutte le piste e che “non necessariamente sia coinvolta la ‘ndrangheta, perché la sua strategia va in direzione direttamente opposta, ossia mimetizzazione, ricerca del consenso sociale e attenzione degli aspetti economici delle relazioni”.
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La criminalità organizzata della regione ha inoltre anche dei legami con il Cantone Ticino. Qualche anno fa, la figlia di un boss della ‘ndrangheta della cittadina abitava a Bissone. In Svizzera aveva anche delle attività commerciali.
Le considerazioni di Alessandra Dolci su questi legami e sulla collaborazione con le autorità elvetiche.
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