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Caccia ai beni degli oligarchi, Ucraina e USA premono su Berna

Oligarchi russi vicini al Cremlino nel mirino.
Oligarchi russi vicini al Cremlino nel mirino. Keystone / Maxim Shipenkov

Chiesto uno sforzo maggiore nella ricerca dei patrimoni nascosti nelle banche elvetiche riferibili ai russi vicini a Putin. 

In due interviste separate pubblicate dai domenicali elvetici, sia l’ambasciatore ucraino a Berna, sia il suo omologo americano hanno invitato Berna ad attivarsi di più per far venire a galla il denaro dei ricchi possidenti della Russia, rispettando così le sanzioni internazionali in atto.

Artem Rybchenko, ambasciatore di Kiev in Svizzera ha dichiarato alla SonntagsZeitung che l’Ucraina si aspetta di più dalla Svizzera sul fronte delle sanzioni, nel comparto della finanza, dell’energia e delle banche, rimarcando che non si può permettere alla Russia di far finta di niente e continuare semplicemente con la sua guerra di aggressione” e chiede quindi “diversi passi alla Svizzera”, in primis l’aiuto investigativo della Confederazione. “Siete voi che dovete rintracciare le società di facciata e i beni ad esse collegati”, argomenta Rybchenko. “È compito della Svizzera trovarli e bloccarli”.

Dal canto suo l’ambasciatore americano a Berna Scott Miller esorta il Governo svizzero ad attivarsi per trovare gli averi degli oligarchi russi vicini a Vladimir Putin o, in caso di mancata cooperazione, rimarca che vi saranno conseguenze.

Miller mette in guardia gli istituti bancari elvetici in relazione al denaro degli imprenditori russi colpiti da sanzioni dopo l’attacco all’ucraina. Devono cercare attivamente il denaro di costoro, precisa il diplomatico, che ha in passato ha lavorato per UBS in Colorado.

Le affermazioni del diplomatico USA non vengono accolte bene negli ambienti finanziari. “Questa è una minaccia”, afferma un’esponente di primo piano dell’economia, che però non ha voluto esser citata per nome, in una dichiarazione alla NZZ am Sonntag.

L’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) sottolinea da parte sua che gli istituti si attengono rigorosamente a tutti i regolamenti e alle misure applicabili, “comprese le sanzioni imposte da organismi svizzeri, internazionali e sovranazionali”.

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