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Consiglio islamico sotto accusa in Svizzera

Tre membri del Consiglio centrale islamico della Svizzera sono stati accusati dal Ministero pubblico della Confederazione di aver violato la legge federale che vieta i gruppi "al-Qaida" e "Stato islamico", nonché le organizzazioni associate. Ai tre si contesta in particolare di aver offerto un'importante piattaforma plurilingue e multimediale a un alto rappresentante di al-Qaida per "esibire la sua persona e fare la propaganda dell'ideologia dell'organizzazione terroristica".

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I tre imputati sono il presidente del Consiglio Nicolas Blancho, il responsabile della comunicazione Qaasim Illi e Naim Cherni, un tedesco membro dell’associazione islamica che vive a Berna.

Al responsabile del “dipartimento per la produzione culturale” del Consiglio Abdel Azziz Qaasim Illi si contesta di aver effettuato video con un alto rappresentante di al-Qaida in Siria tra fine settembre e metà ottobre 2015. Le registrazioni sono state utilizzate successivamente per mettere in scena in modo propagandistico l’esponente dell’organizzazione terroristica vietata.

Due video approvati dal capo del “dipartimento per le relazioni pubbliche e l’informazione” sono stati pubblicati su Youtube e attivamente pubblicizzati dai due imputati menzionati e dal presidente dell’associazione tramite i social media e in occasione di una manifestazione pubblica.

Ai tre, tra cui come detto il presidente del Consiglio Nicolas Blancho, si contesta di aver offerto un’importante piattaforma plurilingue e multimediale all’alto rappresentante di al-Qaida per “esibire la sua persona e fare la propaganda dell’ideologia dell’organizzazione terroristica”.

Secondo il Ministero pubblico della ConfederazioneCollegamento esterno (MPC)è dimostrato che al-Qaida ha potuto in tal modo “rafforzare la sua attrattiva a livello mondiale per i suoi membri e sostenitori, acquisiti o potenziali”, e di conseguenza “promuovere lo sviluppo delle sue attività criminali”.

Il portavoce del Ministero pubblico della Confederazione

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Contattato dal quotidiano gratuito svizzero tedesco 20 Minuti, Qaasim Illi ha affermato che l’accusa dell’MPC è «chiaramente motivata politicamente». Oltre alle parole, ha detto, l’MPC «deve anche fornire le prove».

60 procedimenti penali

La promozione dell’accusa attesta il perseguimento penale sistematico di tutte le persone che in Svizzera tentano di partecipare al terrorismo jihadista o di sostenerlo con mezzi di propaganda. Attualmente l’MPC, coadiuvato dall’Ufficio federale di polizia, gestisce circa 60 procedimenti penali legati al terrorismo jihadista. Nella maggior parte dei casi si tratta di “sospetto sostegno propagandistico a organizzazioni terroristiche”.

Il Ministero pubblico della Confederazione presenterà le proposte di sanzione dinanzi al Tribunale penale federale di Bellinzona. 

Portavoce controverso dei musulmani convertiti

Al processo che si terrà nella capitale ticinese tutti gli occhi saranno puntati su Nicolas Blancho, controverso fondatore e presidente dal 2009 del Consiglio centrale islamico svizzero (CCIS), un’organizzazione di stretta osservanza salafita creata in risposta al voto popolare che ha vietato in Svizzera la costruzione di nuovi minareti. Convertito all’Islam all’età di 16 anni, Nicolas Blancho si è fatto conoscere nel 2006 organizzando manifestazioni contro le vignette su Maometto e contro Chiarlie Hebdo.

Nonostante non rappresenti che l’1% dei musulmani residenti in Svizzera, costituito soprattutto da convertiti e da stranieri di seconda e terza generazione, il CCIS riesce a monopolizzare l’attenzione dei media. Adepto della provocazione e della spettacolarizzazione, maestro nell’arte della vittimizzazione, Nicolas Blancho attirato l’attenzione dei media esprimendo propositi ambigui in relazione alla lapidazione delle donne e alla jihad.

Un presenzialista che suscita continuamente l’irritazione delle numerose organizzazioni islamiche svizzere per le quali il Consiglio centrale islamico e la sua linea rigorista contribuiscono a mantenere un clima di diffidenza nei confronti della maggioranza dei musulmani nel paese.

Ma ad ogni modo Nicolas Blancho è qualcosa di più che un semplice agitatore. Il CCIS è oggetto di attenzioni particolari da parte dei servizi di informazione della Confederazione, riguardo soprattutto all’opacità delle sue fonti di finanziamento e della vicinanza di alcuni suoi membri con ambienti jihadisti. Nicolas Blancho, Naim Cherni et Qaasim Illi si troverebbero in questo momento in Myanmar, dove la minoranza musulmana dei Rohingya è vittima della repressione perpetrata dall’esercito.


Vietare la distribuzione del Corano?

Le azioni di reclutamento jihadista sotto le spoglie di azioni di distribuzione del Corano nelle città svizzere o su Internet vanno vietate. È l’opinione della Camera del popolo (camera bassa), che giovedì ha approvato, con 109 voti contro 64 e 9 astenuti, una mozioneCollegamento esterno del democentrista Walter Wobmann che prende di mira in particolare l’organizzazione “Lies!” (“Leggi!”).

Per il solettese, le azioni di distribuzione del Corano servono principalmente come piattaforma per adescare giovani e convincerli a consacrarsi al jihadismo.

Secondo il ministro della difesa Guy Parmelin, un divieto generalizzato non è però la soluzione ideale. L’arsenale giuridico oggi a disposizione è sufficiente, ha detto. La Camera dei Cantoni non si è ancora espressa.

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