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Crisi del gas, è corsa alla legna (ma i prezzi salgono)

Il passato che ritorna.
Il passato che ritorna. Keystone / Xavier Gehrig

È un vero boom quello che stanno conoscendo in Svizzera i sistemi di riscaldamento alternativi, in particolare quelli a legna. Gli esperti del settore consigliano di fare scorta il prima possibile e nelle rivendite pellet e legna stanno andando a ruba.

La domanda di impianti a legna, che era già aumentata notevolmente durante la pandemia, ha subito una nuova accelerazione sulla scia della guerra in Ucraina che ha fatto impennare i prezzi energetici e dell’incombente crisi energetica invernale. “Nella prima metà del 2022 è stato installato l’80% in più di sistemi di riscaldamento a legna rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”, ha spiegato Andreas Kehl, direttore di Energia Legno Svizzera, l’associazione del ramo.

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Anche gli spazzacamini risentono della crescita. “La richiesta dei nostri servizi è aumentata notevolmente negli ultimi tempi”, fa sapere la loro organizzazione nazionale. I clienti vogliono soprattutto sapere se i camini e le canne fumarie che non sono stati utilizzati per molto tempo sono ancora funzionanti o se è possibile installare un sistema di riscaldamento a legna. Stando all’associazione è importante che i caminetti che non sono stati in funzione da diversi anni siano valutati da un professionista prima di essere riattivati.

Fra i vari problemi che si riscontrano in queste settimane c’è quello dei ritardi nelle consegne. In proposito Andreas Kehl consiglia di non aspettare troppo per ordinarlo, perché il settore, come altri, soffre per le difficoltà a livello di logistica e di personale. “C’è una carenza sia di camion che di autisti, inoltre, il legno per i pellet deve essere prima essiccato, quindi la capacità non può essere raddoppiata da un giorno all’altro”, spiega Kehl.

Anche Werner Luginbühl, presidente della Commissione federale dell’energia elettrica (ElCom) ha recentemente raccomandato – in una intervista alla NZZ am Sonntag – di fare scorta a sufficienza di legna poiché a suo avviso sussiste il rischio concreto che l’Europa vada incontro a una carenza di gas su larga scala.

In linea di principio Kehl ritiene comunque che in Svizzera ci sia abbastanza legno disponibile. Il Ticino, ad esempio, ha ancora un grande potenziale per il disboscamento. Tuttavia vi sono ancora problemi a livello di trasporti, con i difficili collegamenti nei boschi, e di organico. “Negli ultimi 30 anni i prezzi del legno sono stati così bassi che molte aziende forestali hanno licenziato personale o interrotto del tutto la loro attività”.

A preoccupare è semmai l’elevata richiesta di pellet, tronchi e cippato in vista del prossimo inverno. “La domanda – sostiene – potrebbe superare in modo significativo l’offerta”. Grattacapi sono in vista anche sul fronte dei prezzi. “Una tonnellata di pellet costava ancora 280 franchi lo scorso ottobre, in gennaio era già a 360 franchi e attualmente il prezzo si aggira intorno ai 500 franchi”. Ed è probabile che le tariffe continuino a salire.

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