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Sempre più salata la bolletta per spegnere il nucleare

Sarà più cara del previsto la bolletta per spegnere le centrali nucleari in Svizzera. Il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) ha aggiornato la stima dei costi per la loro disattivazione e per lo smaltimento delle scorie radioattive a 24,6 miliardi di franchi, vale a dire 1,1 miliardi in più rispetto alle precedenti analisi di dicembre.

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La cifra rileva ai fini della determinazione dei contributi annui, che devono versare i produttori, destinati allo speciale Fondo di disattivazione e di smaltimento per il periodo 2017-2021.

In particolare il dipartimento federale ha incrementato le spese per i rifiuti radioattivi poiché ritiene improbabile che la quota del deposito combinato (scorie debolmente radioattive stoccate con quelle altamente radioattive) potrà raggiungere il 40%.

Inoltre, osserva sempre Berna, sono raddoppiate le indennità per gli enti locali disposti ad accogliere sul suo territorio questi pericolosi scarti di produzione.

La commissione che gestisce il fondo potrà ricorrere al Tribunale amministrativo federale entro il termine di 30 giorni contro l’odierna decisione governativa.

Nel 2011, in seguito alla catastrofe di Fukushima, il governo federale aveva deciso la progressiva messa fuori produzione delle quattro centrali svizzere (cinque reattori) di Beznau, Gösgen, Leibstadt e Mühleberg, tra il 2019 e il 2034.

 

 

 

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