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Trump, un giorno di qua, l’altro di là

Dopo aver condannato i cosiddetti suprematisti bianchi, il presidente statunitense ha ingranato la retromarcia mercoledì, attribuendo la colpa dell’accaduto “a entrambe le parti”. Dichiarazioni che hanno scatenato le ire dello stesso Partito repubblicano.

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Il silenzio durato 48 ore prima di prendere posizione contro i suprematisti bianchi era già costato a Trump una marea di critiche, provenienti anche dal suo campo. Lunedì, probabilmente dopo un forcing dei suoi consiglieri, l’inquilino della Casa Bianca aveva così deciso di condannare senza mezzi termini il Klu Klux Klan, i neonazisti e i suprematisti bianchi, definendoli criminali e ripugnanti.

Martedì sera, però, durante una conferenza stampa a New York Trump è tornato sulle sue parole, affermando di credere che “ci siano colpevoli da entrambe le parti”. “Se guardate tutti e due i gruppi lo potete vedere, io non ho dubbi a riguardo e anche voi non dovreste averne”, ha aggiunto.

Le sue esternazioni hanno suscitato una pioggia di critiche. Lo speaker repubblicano della Camera Paul Ryan ha sottolineato che la supremazia bianca è un concetto ripugnate, contrario ai valori nazionali. Il senatore McCain, anche lui repubblicano, ha dichiarato da parte sua che “non c’è equivalenza morale tra razzisti e americani che manifestano contro odio e intolleranza”.

Quanto accaduto a Charlottesville è partito da un evento preciso: la rimozione decisa dalle autorità locali della statua del generale Lee, un famoso generale sudista della Guerra di Secessione che simboleggia la presunta superiorità dei bianchi sui neri.

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