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Il “rifugio vicino al cielo” che salvò cinque famiglie ebree

Casa con pareti gialle e rosse; primo piano di finestra con infissi e davanzale verdi, cornice bianca; tendine
Una casa di Ama, frazione di Aviatico. RSI-SWI

Si intitola 'Un rifugio vicino al cielo' ed è la storia di cinque famiglie italiane di religione ebraica che tra il 1943 e il 1945, grazie all'aiuto di un intero paesino delle Orobie Bergamasche, sfuggirono alla deportazione. Un libro che porta alla luce un segreto custodito per decenni, che salvò la vita a 17 persone.

Erano famiglie con bambini, genitori e nonni. Per sottrarsi all’orrore dell’olocausto, avevano tentato invano di fuggire in Svizzera prima di nascondersi ad Ama, frazione di Aviatico, dove abitarono nelle case messe a disposizione da alcuni paesani, che li protessero con il loro silenzio. Silenzio che non ruppero nemmeno una volta finita la guerra.

Copertina di libro Un rifugio vicino al cielo con foto d epoca di un paesino prealpino e sinossi dell argomento trattato
Silele Edizioni

“Di quelle famiglie e quei bambini oggi sono rimasti pochi sopravvissuti ormai anziani”, scriveCollegamento esterno l’autrice del libro Aurora Cantini. “Eppure, grazie ad una meticolosa ricerca, insieme, si è riusciti a ricostruire, anche solo parzialmente, le vicende di cui tutti sono stati protagonisti”.

‘Un rifugio vicino al cielo. La storia delle famiglie ebree nascoste dal 1943 al 1945 ad Ama’ è corredato da fotografie e documenti. Riporta una storia “tragica eppure ricca di valori e di coraggio”, prosegue Cantini. Nacque da semplici gesti di solidarietà e generosità dei paesani. Con “l’aiuto dei giovani alpini ricercati”, loro stessi in pericolo di fucilazione, che non esitarono a nascondere i bambini ebrei e i loro familiari nelle grotte sotto il paese “quando giungeva la notizia di un imminente rastrellamento da parte dei nazifascisti”.

E così, nonostante i quattro presidi militari in un paesino nelle vicinanze, quella solidarietà e quel silenzio riuscirono a salvare 17 vite.

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Nel servizio RSI, l’intervista ad Aurora Cantini e i ricordi del sopravvissuto Sergio Iachia, che all’epoca aveva 4 anni.

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