I quotidiani usciti venerdì criticano la posizione del Consiglio federale, sia per la "disastrosa comunicazione" che per la "mancanza di coraggio" nel rispondere all'aggressione russa.
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tvsvizzera.it/mrj
I giornali elvetici sono oggi critici nei confronti dell’agire del Consiglio federale per quanto riguarda la situazione in Ucraina.
Lo zurighese Tages Anzeiger parla dell’inizio della fine del vecchio mondo, ossia quello in cui la guerra non minacciava l’intero continente europeo. Una cesura nella storia alla quale la risposta svizzera non è adeguata. Una comunicazione disastrosa da parte del Governo rossocrociato che ha fatto sì che a lungo nessuno ha capito cosa avrebbe fatto la Svizzera. Per il “Tagi” l’Esecutivo ha perso l’occasione di dire: “Sì la Svizzera è un Paese neutrale, ma supportiamo le sanzioni europee e americane, senza esitazione. Come segnale per la democrazie e contro la barbarie”.
Concordi nel condannare la posizione di Berna anche i maggiori partiti politici, UDC (destra conservatrice) a parte. Si poteva fare di più. E se Ueli Maurer ammette che il Consiglio federale era confuso, al Blick l’ex ministra degli esteri Calmy Rey afferma: “Io avrei adottato misure più severe, altrimenti non abbiamo più credibilità sul piano internazionale”, aggiungendo che farlo non compromette la neutralità, ma che, anzi, la rafforza: “rinunciare alla violenza a favore di mezzi politici”.
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Anche la NZZ – di stampo conservatrice – scrive che la neutralità non deve essere una foglia di fico dietro la quale nascondersi. Anche perché una posizione chiara è nell’interessa del Paese, per non apparire come un approfittatore della guerra. La sentenza è dura: dopo due anni di pandemia la Confederazione ha imparato poco e si dimostra ancora una volta impreparata davanti a una nuova crisi.
In Romandia, anche Le Temps si sofferma sul disastro comunicativo di giovedì: dopo venti minuti di presentazione tutti ancora si chiedevano cosa avesse deciso il Governo e davanti a questa incomprensione “il presidente fugge dal pulpito senza rispondere alle domande, se ne va precipitosamente lasciando il posto agli specialisti”. Secondo il quotidiano, i partner europei potrebbero non apprezzare la posizione svizzera.
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