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Il virus che ha fermato il tempo

Scultura lignea conservata al Museo Gherdeina di Ortisei
Scultura lignea conservata al Museo Gherdeina di Ortisei RSI-SWI

Scolpire il legno, riaprire gli antichi masi e ritrovare le proprie radici: così, in Val Gardena, si sta combattendo il lockdown da pandemia.

Vacanze di Natale sugli sci? Il virus, quest’anno, ha imposto a molti la chiusura. Il Ticino ha potuto mantenere aperti gli impianti di risalita, ma… cosa  è successo in località turistiche come la Val Gardena? Siamo andati a scoprirlo.

Rispolverare le tradizioni

La Val Gardena, una delle valli più accoglienti dell’Alto Adige, ha scelto di valorizzare la sua storia e la sua archeologia. A partire dai masi (mejes in ladino), edifici di una ricchezza architettonica che fa parte del paesaggio, siti tra i 1200 e i 1700 metri, il più antico dei quali risale a epoca medievale ed è conservato, con le sue rare immagini a sanguigna nel Museum GherdeinaCollegamento esterno di Ortisei.

I masi, beni architettonici che concorrono al riconoscimento Unesco già attribuito alle Dolomiti, erano costruiti con materiali naturali dell’ambiente circostante (legno, pietra, sabbia) e servivano ad ospitare agricoltori in terre difficili di montagna, assemblando nello stesso edificio il fienile, la stalla, e la Stube, la stanza più calda dove si riuniva tutta la famiglia.

È in queste stube che è iniziata anche l’antica tradizione dell’intaglio del legno per farne, oltre ad utensili, oggetti d’arte.

Gli antichi gardenesi iniziarono nel Seicento con i giocattoli di legno, per poi dedicarsi alle immagini sacre, fino ai presepi a grandezza naturale.

In periodo di lockdown, i già numerosi scultori della Val Gardena hanno intensificato la loro produzione, accogliendo qui pochi visitatori che vogliano conoscere la storia delle valli. E i custodi degli antichi masi che non sono stati ancora ristrutturati li riaprono con piacere, come Pius Malsina, figlio del custode dell’antico maso della chiesa di San Giacomo di OrtiseiCollegamento esterno.

Pius, in quel maso è nato e ci ha vissuto fino agli anni Cinquanta. Di quegli anni ricorda: “Era una vita semplice, essenziale, scandita dai tempi della natura: fare il pane con la segale era un evento epocale ed era anche molto complicato e difficile. In fondo, quest’ultimo anno, qui in Valle, ci ha quasi riportato a quell’incanto e il tempo sembra essersi fermato”.

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