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La Svizzera si prepara alla possibilità di un blackout

semaforo spento
In caso di interruzione di corrente, le prospettive non sono rosee. © Keystone / Christian Beutler

La Confederazione si sta preparando agli scenari che potrebbero presentarsi in caso di penuria energetica il prossimo inverno: Berna ha valutato le conseguenze di un'interruzione di corrente sulle grandi infrastrutture critiche del Paese. 

Se banche, telecomunicazioni e trasporti dovessero subire dei periodi di blackout, quali sarebbero le conseguenze per la popolazione elvetica? È quanto sta studiando la Confederazione per non trovarsi impreparata di fronte a situazioni che, per il momento, sono solo teoriche.

Il 17 maggio la Confederazione ha invitato a Berna i rappresentanti delle infrastrutture critiche del Paese. L’operatore telefonico Swisscom, le Ferrovie Federali Svizzere (FFS), diverse banche e molti altri hanno immaginato gli scenari possibili in caso di carenza di energia o di blackout.

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Dal verbale di questo incontro – ottenuto dai colleghi della Radiotelevisione DELLA Svizzera tedesca SRF – sono emerse alcune fragilità. Nel campo delle telecomunicazioni, per esempio, un partecipante è rimasto scioccato nell’apprendere da Swisscom che “il piano di alimentazione di riserva si basa su un’autonomia di un’ora per tutte le reti”. In altre parole, dopo un’ora di blackout, le antenne dei telefoni cellulari smetterebbero di trasmettere perché le loro batterie sarebbero scariche.

I centri di calcolo potrebbero continuare a operare per almeno 72 ore, grazie ai generatori diesel. Abbastanza per mantenere Internet, in linea di principio.  C’è però un problema, sottolinea il portavoce di Swisscom Christian Neuhaus: “È chiaro che se il router non è alimentato dalla corrente, non è possibile accedere a Internet”.  

Un altro argomento discusso durante la riunione è stato il traffico dei pagamenti: se i sistemi elettronici fossero paralizzati e si dovesse ripiegare sul denaro contante, la sfida sarebbe quella di rifornire i bancomat di banconote e, soprattutto, di farli funzionare. “Sì, ci sono delle situazioni nelle quali è più sensato chiudere la banca”, spiega Martin Hess dell’Associazione svizzera dei banchieri (SwssBanking). “È per questa ragione che la Confederazione raccomanda ai cittadini di avere un po’ di contanti in casa per i beni di prima necessità di qualche giorno”.

Infine, è stato menzionato il trasporto: in caso di blackout generale, il rappresentante delle FFS stima l’autonomia energetica del sistema ferroviario a circa un’ora, ossia il tempo di riportare i treni alla stazione.

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Si tratta, certo, di scenari estremi e teorici, ma che ormai non possono più essere totalmente esclusi. Anche perché proprio oggi, mercoledÌ, il Consiglio federale ha deciso di lanciare un appello alla popolazione: “Dobbiamo risparmiare il 15% di gas”, dicono a Berna. Un obiettivo (uguale a quello dell’UE) che l’Esecutivo si è prefissato e che spera di raggiungere con una partecipazione volontaria di tutte e tutti. Se però gli appelli non saranno efficaci, scatteranno restrizioni (alle imprse che hanno impianti bi-combustibili si chiederebbe di passare dal gas al petrolio, si abbasserebbero i riscaldamenti negli uffici e se nemmeno questo dovesse bastare si interverrebbe anche sui consumi dei privati, che sono alll’origine del 40% del totale) e divieti. Come ultima ratio potrebbero anche essere introdotti dei contingentamenti, che però non riguarderebbero i “consumatori protetti”, ossia ospedali e abitazioni private. 

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