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L’italianità nell’epoca del mercato globale

Primo piano della copertina del libro; sullo sfondo, sfocati, scaffli colmi di libri
Il volume uscito a fine 2018 per Carocci. RSI-SWI

'Italianità' è un concetto plurale e in mutamento. Una raccolta di saggi intitolata 'À l'italienne – Narrazioni dell'italianità dagli anni Ottanta a oggi'' ne descrive l'evoluzione nell'immaginario contemporaneo e mette in evidenza come "le italianità" non siano più necessariamente legate all'appartenenza a una comunità, specie nell'epoca del 'Made in Italy' e del cosiddetto 'Italian style'. Intervista alla co-curatrice.

Non solo letteratura, cinema, fotografia: l’italianità passa anche, ad esempio, dal design e dal cibo. Il quale contribuisce pure alla diffusione della lingua, con la sola pecca che per necessità di mercato porta spesso a coniare pseudo-italianismi inesistenti sul dizionario (cfr. ‘Pizza e Freddoccino’).

Il volume ‘À l’italienne’Collegamento esterno contempla sia questi nuovi canali e le strategie attraverso cui l’italianità si esprime e si diffonde nel mondo, sia studi più consueti sulle dinamiche storiche e sociali quali l’emigrazione, lo sviluppo delle comunità italofone, i rapporti tra la Svizzera italiana e l’Italia.

Edito da Carocci, riprende il filo di un convegnoCollegamento esterno che si è tenuto nel 2016 all’Università di Losanna, dove è attivo un polo di ricerca sull’italianità, fondato dai due curatori del libro: Nelly Valsangiacomo, professoressa di Storia contemporanea, e Niccolò Scaffai, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea.

Sguardo “da fuori confine”

“È da molto tempo”, osserva la curatrice, che si è appurato che gli studi sull’immaginario di un popolo e la sua storia e “i fenomeni culturali in genere non possono essere studiati all’interno di una nazione” o in una dimensione locale.

Questo è particolarmente vero per l’italianità, e ‘À l’italienne’ incrocia le prospettive di chi la osserva da fuori con quelle di chi la vede o la trasmette dall’interno di una comunità italofona.

Ma cosa significa ‘narrazioni’? È perché proprio a partire dagli anni Ottanta? Lo abbiamo chiesto alla professoressa, che osserva tra l’altro come fallimenti e vizi siano spesso “la trama della narrazione” dell’italianità. Ma gli stereotipi hanno anche il pregio di essere chiavi d’accesso. E si possono smentire.

‘À l’italienne – Narrazioni dell’italianità dagli anni Ottanta a oggi” è diviso in tre parti: ‘Segni e scritture’, ‘Narrare per immagini’, ‘Identità e percezioni’. La prima include studi che prendono direttamente in considerazione la lingua e la letteratura.

Pizza e Freddoccino

“Quella dell’italiano è una condizione allo stesso tempo fortunata e sfortunata, o quantomeno problematica”, osserva il curatore Niccolò Scaffai, intervistatoCollegamento esterno dalla Rete Due della Radio svizzera nella trasmissione ‘Geronimo’.

Dagli anni ’80 “la lingua italiana si afferma come una delle seconde lingue più studiate nel mondo”, benché non tra le più parlate, ed è una delle “più presenti nei panorami linguistici globali”. Significa che “nelle insegne, nelle scritte merceologiche che vediamo nelle città, parole italiane o pseudo-italianismi hanno il rilievo maggiore dopo l’inglese.”

“Spesso sono parole legate alla dimensione del ‘Made in Italy’ e specificamente del cibo, della ristorazione”. L’italiano è dunque presente e vitale, per quanto sia “un italiano di cui gli italofoni non hanno più molta responsabilità”, riconosce Scaffai. Come nel caso dell’inesistente, e rappresentativo di un certo pseudo-italiano globale, “freddoccino”.

Scienza, politica, letteratura

Al di là dei contesti pubblicitario e merceologico, prosegue il curatore ai microfoni di Rete Due, la vitalità di una lingua è legata anche al suo utilizzo in ambito scientifico e politico, e qui “l’italiano nel periodo considerato e forse soprattutto in questi ultimi anni non sta godendo di particolare salute, anche per circostanze legate alle evoluzioni storiche delle aree linguistiche di riferimento”.

Quanto alla lingua letteraria, il destino è alterno. Ci sono casi di autori globali come Umberto Eco in passato ed Elena Ferrante oggi, ma servirebbe “un sistema di sostegno che venisse ad esempio dal mondo dell’editoria, con case editrici o collane specializzate nella diffusione della letteratura italofona, con una politica culturale più organica e un parterre di traduzioni che veicolasse i contenuti al di fuori dei confini dell’italofonia”.

Non c’è definizione univoca di cosa significhi italianità. Qualcuno ha anche proposto di chiamarla piuttosto italicità. Trova la sua affermazione con lo sviluppo dello Stato-nazione Italia e ha varia fortuna a seconda del periodo storico. Durante il fascismo, è correlata a una rivendicazione imperialista. In epoca contemporanea, trova nuova vita in ambito scientifico (per investigare il Risorgimento) e della politica culturale e dell’economia.

Contenuto esterno

Presentazione del volume

‘À l’italienne – Narrazioni dell’italianità dagli anni Ottanta a oggi” è stato presentato a sud delle Alpi il 14 marzo scorso, in una serataCollegamento esterno alla Biblioteca cantonale di Bellinzona. Erano presenti l’attuale presidente del Consiglio nazionale, Marina Carobbio, il console generale italiano a Lugano, Mario Massoni, e lo scrittore Edgardo Franzosini.

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