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Mosca annuncia una tregua, scoppia la guerra dell’energia

Milizia ucraina a Irpin, non lontano dalla capitale Kiev.
Milizia ucraina in perlustrazione a Irpin, non lontano dalla capitale Kiev. Copyright 2022 The Associated Press. All Rights Reserved.

Tregua da domani sui corridoi umanitari. Intanto gli USA annunciano l'embargo su gas e petrolio russi. La risposta di Putin.

Mosca ha fatto sapere in serata che alle 10 di mercoledì inizierà la tregua temporanea per consentire le operazioni di evacuazione dei civili lungo i corridoi umanitari dalle città convolte negli scontri armati (Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mariupol).

Corridoi umanitari bombardati

Nonostante il cessate il fuoco martedì sono continuate a piovere bombe, in particolare a Mariupol dove restano intrappolate 300’000 persone, sulle vie di fuga concordate dalle parti in conflitto. Nella regione nord-orientale di Sumy, da dove a inizio giornata sono partiti i primi convogli di autobus, gli ucraini hanno denunciato una ripresa dei bombardamenti che nel corso della notte avevano provocato almeno 21 morti, tra cui 10 bambini.

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Sul terreno l’offensiva russa sembra rallentare, a fronte di un’intensificazione dei bombardamenti sulle città. Resta sempre critica la situazione Kharkiv ad est e il fronte meridionale, con l’assedio di Mariupol, dove manca acqua ed elettricità. Ad Odessa non si spara ancora ma molti osservatori prevedono l’attacco a Kiev entro le prossime 24-96 ore. Nella capitale i bombardamenti sono sempre più intensi e i blindati di Mosca sono a ridosso dei palazzi della periferia.

Diplomazia al lavoro

Sul piano diplomatico c’è da registrare l’apertura a sorpresa del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che in un’intervista alla Abc si è detto disposto a discutere con Mosca su Crimea, Donbass e Nato. “Sui territori temporaneamente occupati e le pseudo-repubbliche non riconosciute da nessuno tranne la Russia, possiamo trovare un compromesso”, ha spiegato il leader ucraino, che ha fatto intendere che Kiev potrebbe rinunciare all’adesione alla Nato.

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Gli occhi sono ora puntati sul vertice tra i ministri degli Esteri Kuleba e Lavrov di giovedì in Turchia. C’è poi da registrare la posizione della Cina, il cui presidente Xi Jinping in un colloquio telefonico con Emmanuel Macron e Olaf Sholz, ha dichiarato di “deplorare profondamente” la guerra (pur usando un termine cinese meno profilato) e ha invitato alla “moderazione”, dicendosi pronto a sostenere inoltre gli sforzi di Francia e Germania in favore di una tregua.

Washington vieta le importazioni di petrolio e gas russi

Intanto Joe Biden ha annunciato il divieto di importazioni di gas, petrolio e carbone russi, anticipato negli scorsi giorni da diversi media. “Colpendo la maggiore arteria dell’economia russa, il popolo americano darà un altro potente colpo alla macchina da guerra di Putin”, ha detto il presidente americano.

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A questa misura, concordata con gli alleati, si accompagnerà anche la proibizione di investimenti diretti e indiretti statunitensi nel settore energetico russo. La decisione è stata subito replicata da Londra, che si è impegnata ad azzerare le sue forniture di gas e petrolio dalla Russia già entro la fine del 2022, mentre secondo i media giapponesi anche Tokyo sta studiando un provvedimento analogo.

La risposta di Mosca non si è fatta attendere: Vladimir Putin ha dato ordine per decreto al governo di stilare la lista di paesi per i quali saranno vietati l’export e l’import di prodotti finiti e materie prime “per salvaguardare la sicurezza della Russia”.

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