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Accordo sui frontalieri, indennizzi al Ticino per i ritardi?

Il Cantone Ticino perde 15 milioni di franchi all’anno per la mancata ratifica dell’accordo con l’Italia sulla nuova imposizione dei frontalieri, secondo le stime degli specialisti. Per questo motivo a sud delle Alpi si sta concretizzando la proposta di chiedere un risarcimento a Berna per il minore gettito che confluisce nelle le casse cantonali, dovuto ai ritardi nell’entrata in vigore del nuovo regime fiscale applicato alla manodopera proveniente da oltre confine.

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L’idea, avanzata negli scorsi giorni dal responsabile del Centro di competenze tributarie della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, Samuele Vorpe, è stata raccolta dal consigliere nazionale udc (destra) Marco Chiesa.

Il parlamentare ticinese intende infatti presentare una mozione in tal senso nel corso della sessione autunnale delle Camere federali a Berna (11-29 settembre 2017). L’atto parlamentare potrebbe essere uno stimolo per il governo affinché prema su Roma, che negli ultimi mesi non sembra intenzionata ad accelerare i tempi della ratifica.

Come è emerso in più di un’occasione anche recentemente, nonostante il Ticino abbia annunciato la revoca dell’obbligo di presentazione del casellario giudiziale per lavoratori frontalieri e dimoranti, restano per l’Italia alcune divergenze che ostacolano la firma dell’accordo (iniziativa Prima i nostri, iscrizione obbligatoria all’albo degli artigiani e restrizioni alla partecipazione ad appalti pubblici in Ticino e lancio imminente di un’iniziativa federale contro la libera circolazione delle persone).

E poi il maggiore carico fiscale che si delinea per i frontalieri, con l’entrata in vigore delle nuove norme, fa sicuramente scemare gli entusiasmi nell’anno che precede le elezioni legislative italiane.

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