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Pedalare sul tetto del mondo

di Claudio Moschin

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E’ in assoluto la gara ciclistica più alta al mondo: si chiama Himalayan Highest MTB, sei le tappe con oltre 9000 metri totali di dislivello, di cui tre svolte in media a oltre 5.000 metri di altitudine, lungo uno straordinario percorso dai panorami mozzafiato, tracciato all’interno dell’impareggiabile scenario della catena himalayana, nella regione del Ladakh , il cosiddetto piccolo Tibet. Un record nei record la tappa che ha portato i corridori a pedalare sulle loro mountain-bike a ben 5602 metri di altitudine, lungo il passo Kardung, il “carrozzabile” più alto al mondo.

I protagonisti della corsa HIMALAYAN HIGHEST MTB RACE – Ladakh 2015, hanno vissuto davvero un’esperienza unica, umana e sportiva, in una zona del mondo affascinante e ancora lontana dalle classiche rotte turistiche. Il prossimo anno si replicherà e già molti appassionati corridori europei hanno confermato fin d’ora la disponibilità a pedalare sul tetto del mondo.

Per la cronaca, la corsa che ha avuto come limite solo il cielo, ha visto la vittoria negli under 45 di Thomas Dietsch, seguito da Henri Lesewitz e Paolo Tralli; negli over 45 podio a Marzio Deho, che ha preceduto Stefano Nestasio e a Luigi Bevacqua, mentre la categoria femminile ha visto la prevalenza assoluta di Stefania Valsecchi. Pochissimi i problemi logistici e solo in un paio di occasioni a qualche corridore è stato erogato l’ossigeno dopo alcune tappe.

Ma ciò che conta qui è stato anche il contributo economico, l’aiuto portato in quella zona. La gara è stata voluta infatti da Wheels Without Borders, un’associazione che sostiene il progetto del movimento di solidarietà Cycling for World Peace e che proprio quest’anno sta contribuendo a realizzare il nuovo ospedale voluto dal Dalai Lama nello Zanskar. A WWB si è poi unita anche la Fondazione ANDI ONLUS – Associazione Nazionale Dentisti Italiani. Insomma, sport e beneficenza insieme sul tetto del mondo.

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