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Catalogna verso lo scontro finale

Sembra essere definitivamente saltato il compromesso per scongiurare il precipitare della situazione in Catalogna.

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Per tutta la giornata si sono ricorse le voci di un possibile scambio, propiziato dalla mediazione del presidente basco Inigo Urkullu e del socialista catalano Miquel Iceta, tra Barcellona e Madrid: stop alla dichiarazione di indipendenza e convocazione delle elezioni anticipate in Catalogna il 20 dicembre da parte del presidente Carles Puigdemont e sospensione dell’attivazione dell’articolo 155 della costituzione spagnola che revoca l’autonomia della regione sudorientale da parte del governo Rajoy.

Gli scenari si sono ribaltati continuamente e gli scontri si sono accentuati all’interno del governo e dello stesso fronte indipendentista, tra secessionisti che si attendevano la proclamazione dell’indipendenza del premier e pragmatici che spingevano per un accordo. 

Per lungo tempo ha regnato la massima incertezza e alla fine, non arrivando da Madrid la conferma delle garanzie concordate sull’autonomia, alle 17 Carles Puigdemont ha annunciato che non convocherà le elezioni, lasciando però al parlamento regionale la decisione di proclamare la Repubblica e la secessione.

Salvo colpi di scena domani la maggioranza in parlamento proclamerà l’indipendenza della Catalogna e voterà i pieni poteri al premier Puigdemont. Madrid risponderà avviando la procedura di commissariamento della regione, destituirà il governo di Barcellona e l’intera amministrazione locale e infine indirà nuove elezioni entro 6 mesi. 

Questo sul piano strettamente teorico. Come si svolgeranno poi in concreto i fatti sarà tutto da vedere.

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