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La speranza di vita scende come non mai in oltre mezzo secolo

persone a passeggio
Malgrado la pandemia, la popolazione residente in Svizzera è aumentata dello 0,7% nel 2020. Keystone / Alessandro Crinari

Più decessi, meno nascite, emigrazione in forte calo, speranza di vita che diminuisce e popolazione residente in aumento: è questo il quadro che esce dalle cifre sull'evoluzione della popolazione pubblicate martedì dall'Ufficio federale di statistica.

Il dato che più colpisce, anche se non rappresenta una sorpresa, è il calo della speranza di vita alla nascita, scesa da 81,9 a 81,1 anni per gli uomini (-0,8 anni) e da 85,6 a 85,2 anni per le donne (-0,4 anni).

In Ticino, tra i cantoni più colpiti dalla pandemia, la diminuzione tra gli uomini è stata addirittura di 2,3 anni. Solo nel cantone Obvaldo (-2,5 anni) si registra un dato più elevato.

“Una simile diminuzione non era più stata osservata dal 1944 tra gli uomini e dal 1962 tra le donne”, ci comunica l’Ufficio federale di statistica. Le cifre sono ancora più eloquenti se si analizza la speranza di vita a 65 anni: “Per gli uomini, non è mai stato registrato un calo così forte [dall’inizio delle serie statistiche nel 1876], mentre che per le donne bisogna risalire al 1944”, anno contraddistinto da un inverno particolarmente rigoroso e dalle ristrettezze economiche del periodo bellico.

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Questo decremento è dovuto in gran parte all’aumento dei tassi di mortalità per le persone in età molto avanzata.

Complessivamente l’anno scorso sono decedute 76’000 persone, 8’200 in più rispetto al 2019 (+12,1%). Tra le persone di 65 anni o più, l’incremento è stato del 12,7%: da 59’400 decessi nel 2019 si è passati a 66’900 nel 2020.

Per quanto concerne le nascite, si è assistito a un leggero decremento, con 85’500 neonati a fronte degli 86’200 dell’anno precedente (-0,8%).

L’incremento naturale – ossia la differenza tra il numero di nascite e di decessi – ammonta a 9’500 persone, contro le 18’400 del 2019 (-48%). “Si tratta del livello più basso dal 2004”, precisa l’Ufficio federale di statistica. In alcuni cantoni – tra cui Ticino e Grigioni – l’incremento naturale è stato negativo.

61’000 abitanti in più

Complessivamente alla fine del 2020, la popolazione residente permanente della Svizzera era di 8,7 milioni di persone.

L’aumento rispetto al 2019 (61’000 abitanti, pari allo 0,7% in più) è uno dei più contenuti del decennio e “si situa al livello di quelli registrati nel 2018 e nel 2019”.

Flussi migratori

Visto l’incremento naturale assai contenuto, la crescita demografica è dovuta soprattutto ai flussi migratori.

I dati che più balzano agli occhi sono il forte aumento dei rientri in patria di cittadini svizzeri e la diminuzione dell’emigrazione.

Se negli ultimi anni il saldo migratorio tra i detentori del passaporto rossocrociato era negativo (più partenze che arrivi), nel 2020 è stato praticamente pari a zero. A fronte delle 25’800 partenze (-17,7%) si sono registrati 25’600 arrivi (+6,7%).

Anche per quanto concerne gli stranieri si è assistito a un forte calo delle emigrazioni. Se nel 2019 quasi 95’000 stranieri avevano lasciato la Svizzera, l’anno scorso erano 80’700, pari a una diminuzione del 14,9%.

Nello stesso tempo, è calata l’immigrazione: i 137’400 nuovi arrivi (-5,6%) rappresentano il dato più basso da 15 anni a questa parte.

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In calo sia i matrimoni che i divorzi

Oltre a far crescere la mortalità, la pandemia ha infine avuto un impatto su matrimoni e divorzi. Le unioni celebrate sono state 34’900, il 10,4% in meno rispetto al 2019.

I divorzi pronunciati sono invece stati 16’100, pari a una diminuzione del 4,7%.

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