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Turchia, un anno dopo tra feste e purghe

A un anno di distanza dal fallito golpe, la Turchia continua a sentirsi incompresa: è quanto ha detto l'ambasciatore turco in Svizzera Ilhan Saygili in una conferenza stampa convocata nella sede diplomatica a Berna. Nel frattempo oltre 7mila, tra poliziotti, personale ministeriale e accademici, sono stati licenziati per aver "agito contro la sicurezza dello Stato" o perché "membri di organizzazione terrorista".

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Dopo la proiezione di un film su quei tragici eventi, della durata di nove minuti, l’ambasciatore ha affermato che “il tentato putsch è stato un attacco alla democrazia”, sventato solo grazie all’intervento di uomini che hanno difeso lo stato di diritto “con il cuore e con le mani”.

Saygili, che avrebbe auspicato maggiore sostegno da parte dei paesi occidentali, ha anche giustificato l’ondata di arresti avvenuti dopo il fallito colpo di stato affermando che i sostenitori del predicatore in esilio Fethullah Güllen, presunto ispiratore del golpe, erano riusciti a infiltrarsi all’interno dello stato turco. Secondo l’ambasciatore le persone attualmente detenute sono circa 70mila.

L’ambasciatore non ha invece fornito informazioni sui sospetti secondo cui Ankara ha messo sotto stretta sorveglianza gli oppositori turchi all’estero e in Svizzera. Quanto al crescente numero di cittadini turchi che anno chiesto asilo in Svizzera – dal fallito golpe più di 500, tra cui il vice ambasciatore Volkan Karagöz – Saygili ha detto: “è noto che i sostenitori di Gülen sono fuggiti all’estero, principalmente in Germania”.

Nuova ondata di licenziamenti

Oltre 7mila, tra poliziotti, personale ministeriale e accademici, sono stati licenziati per aver “agito contro la sicurezza dello Stato” o perché “membri di organizzazione terrorista”.

Lo scrive la BBC online citando un decreto del 5 giugno, pubblicato oggi sulla Gazzetta ufficiale governativa.

Tra le persone che figurano nell’elenco e sospese dalle loro funzioni figurano tra gli altri 2303 ufficiali di polizia e diverse centinaia di accademici universitari.

Le maxi-purghe decise con lo stato d’emergenza dal presidente Recep Tayyip Erdogan, hanno già portato a 50mila arresti e 150mila epurazioni nei mesi passati. Ma in galera ci sono anche giornalisti e deputati.

Le autorità di Ankara hanno accusato il predicatore Fethullah Gulen, che vive negli Stati Uniti, di essere l’istigatore del fallito golpe, e hanno chiesto più volte a Washington l’estradizione. Ma Gulen si dice estraneo ai fatti.

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