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manifesto contro il burqa

Oggi in Svizzera

Cari lettori,

Se i nostri calcoli sono esatti, le votazioni svoltesi questo fine settimana sono state le 640esime organizzate dalla creazione dello Stato federale nel 1848.

Non sappiamo se si tratti di un record, ma sicuramente in pochi altri Paesi del mondo i cittadini sono chiamati così spesso alle urne. Questa volta, contrariamente a una certa 'tradizione', le consegne di voto del Governo e della maggioranza del Parlamento sono state seguite solo in parte.

La Legge sull'identificazione elettronica non ha infatti trovato grazia agli occhi degli elettori, mentre l'iniziativa per il divieto della dissimulazione del viso - chiamata anche iniziativa anti-burqa - è stata accettata.

La maggioranza dei votanti ha per contro seguito il Consiglio federale e la maggioranza del Parlamento sull'accordo di libero scambio con l'Indonesia, dicendo sì all'intesa che apre nuove prospettive alle imprese svizzere in un mercato in crescita di oltre 270 milioni di abitanti.

donna con burqa
Gian Ehrenzeller/Keystone

Dissimulare il viso nei luoghi pubblici sarà vietato: il 51,2% dei votanti ha infatti accettato l’iniziativa promossa dal Comitato di Egerkingen.

Dodici anni dopo il sì all’iniziativa popolare “contro l’edificazione di minareti”, la maggioranza degli svizzeri ha di nuovo detto sì a una proposta avanzata dal Comitato di Egerkingen, un’associazione vicina agli ambienti di destra e il cui obiettivo è di “organizzare la resistenza contro le pretese di potere dell’Islam politico in Svizzera”.

Questa volta nel mirino dell’associazione vi erano burqa e niqab, i due capi di abbigliamento con cui alcune donne di fede islamica si coprono interamente il viso. Il divieto di dissimulare il viso nei luoghi pubblici non sarà applicato però solo alle donne, ma più in generale a tutti coloro – ad esempio i tifosi – che cercano di celare il loro volto.

Il ‘sì’ di oggi non giunge inaspettato. Tutti i sondaggi avevano infatti previsto la possibile vittoria dell’iniziativa. In due cantoni – San Gallo e Ticino – vige già una norma simile. A livello europeo, Francia, Belgio, Austria, Bulgaria e Danimarca vietano l’uso del burqa e del niqab, considerati un simbolo dell’oppressione delle donne e una sorta di vessillo dell’Islam politico. Altri Stati e regioni prevedono restrizioni.

Vi è infine anche un altro aspetto da rilevare: quella accettata domenica è la 23esima iniziativa popolare – sulle oltre 220 su cui si è votato – che ha trovato l’appoggio della maggioranza dei votanti e dei cantoni.

mano su uno smartphone
Keystone / Alexandra Wey

Sonora bocciatura per la Legge sull’identità elettronica (eID), che gettava le basi per l’introduzione di un’eID certificata in Svizzera.

Dai sondaggi pre-voto era già emerso che la legge non avrebbe avuto gioco facile alle urne. Tuttavia, non ci si aspettava un ‘no’ di così ampie proporzioni.

Oltre il 64% dei votanti ha infatti respinto il progetto accettato dal Parlamento e difeso dalla ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter.

Ad essere contestata dai promotori del referendum, appoggiati dai Verdi e dal Partito socialista, non era tanto l’utilità di un’identità elettronica, quanto piuttosto l’affidamento della sua gestione ad aziende private. Lo Stato si sarebbe limitato a fare da garante e a fornire i dati.

uomo raccoglie palme
Keystone / Dedi Sinuhaji

La Svizzera avrà un accordo di libero scambio con l’Indonesia: l’intesa è stata approvata dal 51,7% dei votanti.

L’accordo di partenariato economico con il Paese asiatico ha convinto soprattutto nella Svizzera tedesca e italiana, mentre nei Cantoni francofoni è stato ampiamente respinto (con l’eccezione del Vallese).

L’intesa permette alle imprese svizzere di accedere senza troppi ostacoli a un mercato in piena crescita di oltre 270 milioni di abitanti. Le aziende indonesiane potranno da parte loro esportare i loro prodotti industriali verso la Svizzera.

L’accordo non comprende però i prodotti agricoli, salvo alcune eccezioni, come l’olio di palma. Ed è stato proprio sull’olio di palma che si è incentrata la campagna.

Il trattato prevede che ad usufruire di dazi ridotti sia solo l’olio di palma prodotto secondo determinati standard di sostenibilità. Una garanzia considerata insufficiente dai promotori del referendum.

Pierre Maudet
Keystone / Martial Trezzini

Oltre alle tre votazioni federali, questo fine settimana in diversi cantoni si è votato anche su oggetti cantonali o per eleggere un nuovo Esecutivo. A Ginevra spicca il buon risultato del consigliere di Stato uscente Pierre Maudet.

Recentemente condannato dalla giustizia ginevrina per accettazione di vantaggi in relazione con un controverso viaggio ad Abu Dhabi, Pierre Maudet – dimessosi dal Governo dopo lo scandalo e ripresentatosi per la propria successione – conferma di essere una vera e propria locomotiva elettorale e anche un’araba fenice.

Considerato fino a qualche giorno fa come quasi politicamente morto, Maudet – in lizza come indipendente dopo essere stato espulso dal Partito liberale radicale – è riuscito a conquistare la seconda posizione nel primo turno delle elezioni suppletive, dietro alla favorita, la verde Fabienne Fischer. Quest’ultima continua comunque a godere dei favori del pronostico in vista dell’eventuale secondo turno, in calendario il 28 marzo.

Per quanto concerne gli altri cantoni, da rilevare gli sgravi fiscali accettati dai cittadini di Zugo, che è già uno dei cantoni fiscalmente più attrattivi della Confederazione, mentre a Zurigo gli elettori hanno accettato un’iniziativa popolare dell’Unione democratica di centro che obbliga le forze dell’ordine a comunicare la nazionalità dei sospetti.

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