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Arrivano i frontalieri del Pallone

Partono a decine i giovanissimi dei piccoli club di calcio delle squadre di Varese e Como attirati da dirigenti e talent scout svizzeri

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La società sportiva calcistica dell’alto Varesotto, Union Tre Valli, che ha sede a pochi chilometri dal valico di Ponte Tresa, lancia l’allarme contro quelli che hanno definito i frontalieri del calcio. Si tratta di giovani giocatori ed allenatori che vengono avvicinati da dirigenti di squadre ticinesi per varcare il confine. Il fenomeno è tutt’altro che isolato, investe decine di squadre della regione di confine lombarde in una sorta, è il caso di dirlo, “giochi senza frontiere”.
Per il dirigente della Tre Valli, Marcello Cadei, i problemi di questo “frontalierato del calcio” sono da ricercare – come ha dichiarato a Tvsvizzera.itCollegamento esterno – in una sorta di falla normativa della Federazione italiana del Gioco Calcio (FIGC), che non ha mai pensato a “normare” una situazione come questa. Alle squadre ticinesi, infatti, basta solo spedire una lettera di comunicazione – ma ciò appartiene all’educazione e non ad un obbligo legislativo internazionale – per portare decine di piccoli campioni in erba in Svizzera senza sborsare nulla alle società italiane. Va detto che nel settore giovanile non ci sono emolumenti straordinari ma spesso se il giocatore cresciuto è valido ci si può accordare per un contributo spese subito dalla società. Oggi c’è un’invenzione di tendenza rispetto al passato, dove un minimo di accordo tra le parti si trovava.
Cadei spiega che i talent scout svizzeri – alcuni sono italiani che operano in Ticino- vengono ad osservare i ragazzi durante i tornei estivi, per poi contattarli direttamente a casa. Offrono strutture decisamente più belle, la possibilità di essere seguiti meglio, essendo anche di meno, e garantiscono anche qualche soldo, tema tabù in Italia in tali categorie nelle piccole realtà. C’è poi un ulteriore aspetto che viene sottolineato a bassa voce, riguarda l’ambiente agonistico. Raramente si vedono risse tra giocatori, sono inesistenti quelle tra genitori e parenti, c’è una considerazione diversa dell’avversario. Non a caso, oltre ai giocatori “emigrano” anche gli arbitri. Alcuni giocatori, va detto per correttezza, tornano indietro alle squadre d’origine, non senza qualche problema burocratico.
Se questo trend non conoscerà un’inversione, il rischio evidente è che molte squadre a pochissimi chilometri da Chiasso, Lugano o Locarno, si troveranno a “chiudere” per la perdita di un patrimonio calcistico, vanificando “sforzi morali ed economici mirati al migliora,noto delle proprie squadre” come ricordato dai dirigenti della Tre Valli.

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