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Frontiere aperte, “Berna deciderà autonomamente”

Il valico doganale di Novazzano, tra Ticino e Lombardia.
Il valico doganale di Novazzano, tra Ticino e Lombardia. Keystone / Pablo Gianinazzi

Ha destato stupore nella Confederazione l'inaspettata decisione di Roma di riaprire le frontiere ai cittadini dell'area Schengen il 3 giugno, presa dal Consiglio dei ministri nella tarda serata di venerdì. 

Inaspettata soprattutto in Svizzera dopo che era stato concordato il sostanziale ripristino della libera circolazione con i paesi vicini dal 15 giugno, ad esclusione proprio dell’Italia dove l’evoluzione epidemiologica non è del tutto stabilizzata, soprattutto nelle regioni settentrionali.

Ma inaspettata anche alla luce della strategia assai rigida adottata nella penisola dove tuttora, nonostante le aperture generalizzate di attività economiche e commerci entrate in vigore proprio lunedì, continuano ad essere limitati gli spostamenti tra regioni.

“Si tratta di una decisione unilaterale di cui prendiamo atto”, si era affrettata a commentare sabato la consigliera federale Karin Keller-Sutter, lasciando intendere che se verranno aperte le dogane italiane, non è assolutamente detto che Berna faccia altrettanto.

“La Svizzera deciderà autonomamente se consentire il rientro di persone provenienti dall’Italia”, ha aggiunto la direttrice del Dipartimento federale di giustizia e polizia, che non ha nascosto la sorpresa per una decisione di cui non era stato fatto accenno nei contatti che ci sono stati tra i due paesi nei giorni scorsi.

Il Ticino sarà coinvolto

In ogni caso, fa sapere Berna, sarà coinvolto il Cantone Ticino che si trova incuneato tra Lombardia e Piemonte, vale a dire proprio le due regioni italiane che continuano a destare preoccupazione dal profilo sanitario, come attestano i bollettini giornalieri della pandemia.

“La motivazione dal punto di vista economico è chiara, da quello sanitario, soprattutto vedendo l’evoluzione epidemiologica del Nord Italia, mi sembra un po’ un azzardo”, ha in proposito affermato alla Radiotelevisione svizzera il medico cantonale Giorgio Merlani,che ha parlato di “una decisione che sorprende dal punto di vista sanitario”.

“Dal 3 giugno dalla Svizzera si potrà raggiungere l’Italia ma non è detto che possa accadere il contrario”. Daniel Bach, Segreteria della migrazione

In proposito il neo presidente del governo ticinese Norman Gobbi ha affermato al Corriere del Ticino che “già nella giornata di sabato ha inviato al segretario di Stato, Mario Gattiker, la richiesta, in quanto Cantone direttamente coinvolto dalla decisione italiana, di poter far parte del gruppo che tratterà direttamente con Roma”. 

Anche perché “se è vero che i rapporti tra i nostri due Stati sono continui, è altrettanto vero che questa decisione è una chiara fuga in avanti italiana che Berna non aveva previsto in questi termini” ha aggiunto il responsabile cantonale.

“I ticinesi – ha continuato il consigliere di Stato – hanno ben presente quale sia la situazione in Italia, quali sforzi abbiamo fatto da noi per contenere la crisi sanitaria e il pericolo che ancora si può correre, andando in Italia, così come in altre nazioni”. Motivi per i quali “le iniziative promosse in Ticino per i ticinesi e per gli ospiti confederati mantengono intatto il loro significato e il loro valore”.

Nelle prossime due settimane, ha invece constatato al quotidiano La RegioneTicino  Francesco Quattrini, delegato del governo cantonale per le relazioni esterne, “andranno trovate le giuste intese tra Svizzera e Italia a livello istituzionale superiore”. Per l’esponente ticinese la sfida sarà quella di giungere a “un’apertura controllata, gestita in modo sovrano e concordata tra tutti gli Stati coinvolti”.

“Non è detto che la Svizzera faccia lo stesso”

Intervenuto oggi sulla questione, il portavoce della Segreteria della migrazione (Sem) Daniel Bach ha ulteriormente precisato che se l’Italia deciderà di riaprire le frontiere il 3 giugno “non è detto che la Svizzera faccia lo stesso”.

Attualmente ci sono colloqui con Germania, Francia e Austria per una normalizzazione ai confini il prossimo 15 giugno e nel corso della settimana ci saranno discussioni bilaterali tra Berna e Roma per una soluzione coordinata sul 3 giugno, ha osservato Daniel Bach, ma la Confederazione potrà agire autonomamente.

È dunque immaginabile che dal 3 giugno dalla Svizzera si potrà raggiungere l’Italia “ma non è detto che possa accadere il contrario” ha indicato il rappresentante dell’agenzia per la migrazione.

Non è addirittura da escludere neppure che per l’accesso alla Confederazione dalla Penisola venga richiesto un periodo di isolamento sanitario, come già previsto in molti paesi.

Quarantena per chi va in Italia?

“La quarantena è una misura un po’ drastica, mi sembra strano pensare di mettere per 14 giorni chiusa in casa una persona che è stata a Milano a fare la spesa”, ha al riguardo sottolineato Daniel Koch (Ufficio federale della sanità pubblica, ma “tutte le persone che hanno sintomi comunque si devono far testare”.

Tutte riflessioni che saranno effettuate nelle prossime due settimane, in parallelo con gli appuntamenti scritti nelle agende delle due diplomazie. E tenuto conto dei delicati equilibri inerenti a questa questione.

Non a caso quando Roma decise in marzo la chiusura dei valichi doganali, fu proprio Berna che chiese di autorizzare il transito dei lavoratori frontalieri essenziali per l’economia e la sanità del Cantone Ticino.

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