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Caldo e siccità anticipano la vendemmia in Lombardia

Dal primo di agosto i viticoltori di Franciacorta e Oltrepò pavese stanno già raccogliendo l’uva dai filari per evitare di perdere il raccolto e intaccare la produzione di vino.

Le alte temperature degli ultimi mesi e l’assenza di precipitazioni stanno facendo anticipare e di molto la vendemmia in tutta Italia. Se i viticoltori si stanno già attrezzando, un primo grande territorio d’Italia – la Franciacorta, terra di spumanti metodo classico – lo scorso primo di agosto, ha dato il via alla vendemmia 2022.

“L’annata dal punto di vista metereologico è stata caratterizzata da piogge molto ridotte – spiega Silvano Brescianini presidente del consorzio Franciacorta- con una piovosità, per i primi sei mesi dell’anno, di 189 millimetri, meno della metà dei 418 millimetri di media dell’ultimo quinquennio. Senza dimenticare che in luglio la temperatura media è stata nettamente superiore alla media degli ultimi quattro anni”.

I viticoltori del consorzio nelle settimane precedenti erano dovuti ricorrere al cosiddetto soccorso idrico facendo uso, in alcuni casi, alle autobotti per innaffiare i campi. Ora sperano di raggiungere gli stessi risultati del 2021 con oltre 20 milioni di bottiglie vendute di cui una buona parte in Svizzera che vanta il primato dell’export con il 22,2% del totale.

Per ora è ancora presto per stabilire con esattezza quando inizierà la vendemmia nelle regioni viticole elvetiche. Senza dubbio avverrà in anticipo, ma – come indicato al Corriere del Ticino dall’enologo Nicola Corti – “molto dipenderà dal mese di agosto”. “Con il caldo così estremo – prosegue – la vite tende a rallentare le sue funzioni vitali e a bloccare la maturazione dell’uva. Le piante sono sulla difensiva, quindi paradossalmente potremmo non discostarci troppo dalle scorse annate”.

Nella Svizzera francese, uno dei vitigni più diffusi – lo chasselas – è maturato con tre settimane d’anticipo rispetto alla media. Ciò dovrebbe permettere di iniziare la vendemmia a inizio settembre. Lo scorso anno, caratterizzato da un’estate molto umida, la raccolta era partita il 22 settembre. Secondo il centro di ricerca nazionale Agroscope, un anticipo così importante non era mai stato registrato dall’inizio dei rilevamenti nel 1925.

Anche in Oltrepò è partita la vendemmia

Ma in questi giorni nell’Oltrepò pavese, anch’essa terra dello spumante metodo classico, i produttori di vino hanno dovuto cominciare la vendemmia per evitare di perdere il prodotto.

“Quest’anno c’è stato un forte anticipo sulla vendemmia di anche 15 giorni specialmente sulla raccolta delle basi spumante proprio a causa della grande siccità. La scarsità d’acqua e queste condizioni climatiche, hanno portato la pianta a far maturare il frutto con anticipo. Per questo abbiamo dovuto procedere alla raccolta di questi giorni”, spiega a tvsvizzera.it l’enologo Alessandro Defilippi dell’azienda di famiglia di Oliva Gessi in provincia di Pavia. Defilippi, nonostante l’anticipo della raccolta dell’uva, stima una perdita del 30% del prodotto che andrà a influire sull’imbottigliato nel 2023 intorno al 20-25%.

Leggermente inferiore la stima della Coldiretti Lombardia: “La vendemmia avrà una produzione del 10% in meno e la qualità sarà ottima anche se, per fare una previsione precisa, occorre aspettare i mesi di agosto e settembre sperando che non vi siano eventi climatici come raffiche di vento e grandine che possano danneggiare la produzione”, ci spiega Simona Giorcelli, responsabile settore vitivinicolo Coldiretti Lombardia. Che aggiunge: “A livello nazionale lo scorso anno sono stati oltre 45 i milioni di ettolitri prodotti (quasi un quinto dell’intera produzione della UE) di cui 1 milione e 300 mila nella sola Lombardia”.

Un settore, quello vitivinicolo italiano, che conta su 46’000 imprese e 310’000 produttori e che lo scorso anno ha esportato vini per 7.1 miliardi di euro ai quattro angoli del mondo (il 5,8% in Svizzera per un valore di 415 milioni di euro, dati Coldiretti).

Non solo il clima, ma anche la guerra

A mettere a dura prova il settore vitivinicolo quest’anno, vi sono anche le conseguenze della guerra in Ucraina. “Il conflitto -prosegue Giorcelli – ha comportato, come è noto, una serie di aumenti dei costi non solo dell’energia. Il nostro settore ha registrato aumenti per quanto riguarda l’acquisto delle bottiglie di vetro, dei tappi per spumanti, del sughero, degli imballaggi e nel noleggio dei container per l’export. Rincari che hanno toccato, in alcuni casi, anche il 40%”.

In questa situazione complicata c’è comunque nota positiva: nei primi tre mesi del 2022 la lancetta dell’export dei vini lombardi ha fatto registrare un +20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con vendite nei mercati tradizionali come Inghilterra, Svizzera ed emergenti (Norvegia e Thailandia).

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