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Sì al governo Draghi dal M5S, Di Battista si fa da parte

Palazzo Chigi illuminato col tricolore di sera, visto da piazza Montecitorio
Immagine d'archivio. Keystone / Fabio Frustaci

In Italia, gli iscritti al Movimento 5 Stelle si sono espressi giovedì a favore di un governo guidato da Mario Draghi. In una consultazione online sulla piattaforma Rousseau, il 59,3% dei 74'537 votanti ha detto sì, il 40,7% ha cliccato no. Un esito che dà via libera a un esecutivo del premier designato ma al contempo cristallizza la divisione all'interno del M5S, il cui capo politico Vito Crimi chiarisce: "La democrazia del Movimento passa per il voto degli iscritti che è vincolante".

“Il lavoro più difficile ora sarà esprimere questo mandato. […] Siamo pronti a metterci al lavoro e a disposizione del presidente incaricato”, ha aggiunto.

La spaccatura nel M5S, andata allargandosi nel corso delle settimane, si era fatta più che evidente nelle ultime ore, con Luigi Di Maio, Roberto Fico e Giuseppe Conte dalla parte del via libera di Beppe Grillo alle larghe intese, mentre Alessandro Di Battista metteva nero su bianco la sua contrarietà in un editoriale in cui ripercorre le sentenze sui rapporti tra politica e mafia. Il titolo: “Da Dell’Utri a Bontate: il curriculum di Berlusconi ci impone di dire No al nuovo governo”. Di circa 280 parlamentari M5S, sono una cinquantina quelli sensibili alle sue posizioni.

Alla consultazione ha partecipato il 62% dei 119’544 aventi diritto (pochi meno di quelli che nel 2019 si sono espressi sul Conte Due e il doppio del Conte Uno nel 2018). I sì sono stati 44’177, i no 30’360.

L’esito della consultazione su Rousseau è vincolante per ogni eletto, pena l’uscita dal Movimento. E così Di Battista, con un video su Fb giovedì in serata, ha ringraziato Beppe Grillo e i suoi ex colleghi di partito e annunciato il suo addio: “Accetto la votazione ma non posso digerirla. Da tempo non sono d’accordo con le decisioni del Movimento 5 Stelle e ora non posso che farmi da parte”. 

Il super-ministero

Quasi sei votanti su dieci approvano dunque un governo tecnico-politico guidato dall’economista e accademico, ex governatore della Banca d’Italia ed ex numero uno della Banca centrale europea, Mario Draghi.

Un esecutivo che, ha lasciato trapelare il premier incaricato, includerà un super-ministero per la transizione ecologica che dovrebbe orientare gran parte degli investimenti legati agli oltre 200 miliardi del Recovery Fund, come fortemente voluto dal fondatore del Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo ha in mente una sorta di cabina di regia che riunisca i ministeri “della Finanza, dell’Economia Sostenibile, insieme al ministero dell’Ambiente e a quello dell’Energia”, con “due o tre persone scelte, una da noi del Movimento, due da lui, di grande, di grosso spessore”.

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La scheda RSI sulla piattaforma Rousseau.

A questo punto, in Parlamento, il nuovo governo può contare sull’appoggio di tutti i gruppi tranne Fratelli d’Italia. Leu è in attesa di valutare i punti del programma e la composizione dell’esecutivo.

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