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AcelorMittal vuole un taglio di 5’000 posti di lavoro

Conte e Patuanelli durante la conferenza stampa di mercoledì notte.
Giuseppe Conte e Stefano Patuanelli durante la conferenza stampa convocata mercoledì in tarda serata. Keystone / Giuseppe Lami

Sull'ex Ilva di Taranto è scattato l'allarme rosso. Per il governo il rilancio è una priorità e per Roma le richieste di ArcelorMittal sono inaccettabili. L'azienda vuole infatti l'addio o un taglio draconiano della forza lavoro: 5000 esuberi richiesti.

In una conferenza stampa notturna, il premier italiano Giuseppe Conte riassume quella che è una vera e propria guerra tra il governo e la multinazionale dell’acciaio. Ma sull’immunità restano intatte le tensioni nella maggioranza e nel Movimento Cinque stelle.

“Lo scudo penale è stato offerto ed è stato rifiutato. Il problema è industriale”, sottolinea il premier Conte riferendo che dall’azienda è arrivata una richiesta di “cinquemila esuberi” e chiamando “tutto il paese e le forze di opposizione alla compattezza”.

Saranno 48 ore sul filo della suspense. Perché la trattativa con ArcelorMittal non è ancora definitivamente chiusa. “Al momento la via concreta è il richiamo alla loro responsabilità”, spiega Conte che ha chiesto a Lakshmi Mittal e a suo figlio di aggiornarsi tra massimo due giorni per una nuova proposta. 

Governo passa all’attacco

Il governo, insomma, passa al contrattacco ma le armi rischiano di essere spuntate. “Il nostro strumento al momento è la pressione nel nostro sistema paese”, sottolinea Conte convocando, per giovedì pomeriggio i sindacati, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. 

Riapertura o piano B?

Nell’esecutivo di Conte emerge anche un’altra considerazione: quanto conviene che l’azienda resti? Per questo, parallelamente, si stanno cercando “strade alternative”. Un piano B, insomma, che non includerebbe la partecipazione di CdpCollegamento esterno (controllata per circa l’83 dal Ministero dell’economia e delle finanze) ma che potrebbe concretizzarsi con una nuova cordata. È un’ipotesi che emerge a tarda notte e che non riguarderebbe necessariamente Jindal o AcciaItalia. 

Allo stesso tempo nel M5S filtra già una certa irritazione per la scelta di ArcelorMittal – che ha azzerato la concorrenza – e nei confronti di chi ha gestito il dossier, l’ex ministro Carlo Calenda. Sospetti che il titolare del Ministero dello sviluppo economico Stefano Patuanelli così sintetizza: “è evidente che ArcelorMittal voleva solo un’acquisizione”.

Il punto sulla situazione con il servizio del TG

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