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“Far West” a largo di Lampedusa nell’indifferenza dell’Ue

La nave della guardia costiera libica all inseguimento di un natante con migranti a bordo.
La nave della guardia costiera libica all'inseguimento di un natante con migranti a bordo. Keystone

Alla vigilia del voto parlamentare italiano che decide se rinnovare il finanziamento italiano alla Guardia costiera libica, molti hanno visto le scene da Far West, riprese lo scorso trenta giugno da Sea Bird,  in cui l'atteggiamento della cosiddetta Guardia costiera libica mette a nudo il fallimento dell’Europa nella gestione dell’immigrazione.

Le immagini riprese dal piccolo aereo di monitoraggio della Ong Sea Watch, sono rimbalzate in tutto il mondo, in cui la cosiddetta Guardia costiera libica, con giravolte, spari, tentativi di speronamento, lancio di oggetti e finanche il tentativo d’imbrigliare, con il lancio di un lazo, il fuoribordo del malcapitato barchino ligneo, carico di migranti in fuga dall’orrore dei centri di detenzione, mettono a nudo il fallimento dell’Europa nella gestione dell’immigrazione.

Mentre la procura di Agrigento indaga sull’accaduto, circola la notizia di una documentazione ufficiale, criptata, tra Roma e Bruxelles, contenente altri filmati, simili, che sarebbero stati prodotti dal comando navale dell’Ue e dalla stessa Guardia costiera libica, con l’originale intento di monitorare le attività in mare di quest’ultima, ma che non sono mai stati resi pubblici.

Le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite non hanno più dubbi sull’inadeguatezza delle politiche europee nel mediterraneo. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr-Acnur), parla apertamente d’intercettazioni in mare che sarebbero illegali. L’inviato per il Mediterraneo dell’Unhcr, Vincent Cochetel, ha affermato che Italia ed Europa sarebbero state informate di tutte le segnalazioni riportate dai pochi operatori ancora presenti in Libia, testimoni di cospicue violazioni dei diritti umani, nei centri di detenzione e in mare.

Questo ennesimo scandalo scoppia a pochi giorni dalla votazione parlamentare del Decreto minìssioni (in aula il 15 luglio), che include il rinnovo del finanziamento italiano alla Guardia costiera libica e che, quest’anno, prevedrebbe anche un aumento delle risorse.

Nel 2017, con un primo finanziamento di 1,8 milioni di euro e la fornitura di mezzi navali – inclusa l’imbarcazione protagonista dell’ultimo, selvaggio, inseguimento a cento miglia navali dalla Libia -, l’allora ministro degli esteri Marco Minniti del Partito democratico, tramite un patto bilaterale con Fayez al Serraj, al tempo alla guida del governo di unità nazionale libico, ha messo il paese nordafricano in condizione di dotarsi dei mezzi necessari per rivendicare il controllo della propria zona Sar, aprendo la stagione di quello che sarebbe dovuto essere il controllo del traffico di esseri umani, del contrabbando e il rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra Libia e Italia, ma che poi, nei fatti, si è verificato essere tutt’altro.


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