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Rosatellum bis, dubbi sul voto estero

La bufera attorno al Rosatellum (bis), la nuova legge elettorale fresca di approvazione in Parlamento, conferma una fase non brillante della politica italiana. La riforma passata in tempi da record, a circa quattro mesi dalle elezioni politiche, stravolge le regole del gioco a bocce tutt’altro che ferme. 

Il Governo stretto all’angolo dal calendario, dalle opposizioni e dal fuoco amico, ha di fatto imposto il provvedimento, ponendo cinque questioni di fiducia. La legge ha, d’altra parte, una gremita platea di contestatori.

Si contestano le finalità, considerate ad esclusivo vantaggio dei partiti dal cui accordo ha preso forma il testo. Si contesta il merito, per la presunta instabilità politica che potrebbe generarsi alle prossime elezioni. 

Non da ultimo, si contestano le modalità con le quali è stato scavalcato il dibattito., che hanno provocato l’insanabile risentimento del presidente del Senato Pietro Grasso, la seconda carica dello Stato, che ha sentito la necessità di abbandonare il gruppo parlamentare del Partito Democratico, svuotando ulteriormente di senso quel che resta di questa legislatura.

Collegio estero solo di nome

A sorpresa di molti parlamentari, nel Rosatellum compare inoltre una norma che va a stravolgere anche le regole per le candidature degli italiani nelle circoscrizioni estere. Si introduce la possibilità di candidare, nel Collegio estero, anche cittadini residenti in Italia.

A corto di motivazioni plausibili a giustificazione di queste modifiche, alcuni parlamentari di Mdp, il movimento di Bersani e D’Alema, insieme ad altri del Movimento 5 stelle, hanno avanzato l’ipotesi che si trattasse di un decreto salva-Verdini.

Denis Verdini di ALA – formazione uscita da Forza Italia che ha sostenuto i Governi di Renzi e Gentiloni – ha ricevuto due condanne in primo grado, per le quali è incandidabile in Italia. L’ipotesi di Mdp e M5s è che, con la scappatoia della candidatura all’estero, Verdini potrebbe avvalersi dell’immunità parlamentare qualora le sentenze a suo carico venissero confermate negli altri gradi di giudizio.

Il PD respinge le accuse, giustificando la necessità della norma in base ad un “principio di reciprocità”. I cittadini Italiani residenti all’estero, infatti, possono candidarsi nelle circoscrizioni italiane, l’inverso non era possibile prima delle modifiche.

Ragioni che risultano poco convincenti anche a Claudio Micheloni, senatore del PD residente a Cortaillod, in Svizzera, eletto nella circoscrizione Estero-Europa. Micheloni aggiunge che se di reciprocità si fosse trattato, si sarebbe dovuto approfondire l’argomento. Affrontando anche il fatto che l’elettorato estero, come emerge dalle statistiche, è insufficientemente rappresentato in Parlamento.

Il senatore, in disaccordo con il Partito Democratico, non ha partecipato al voto di fiducia sul Rosatellum, pur presenziando e quindi contribuendo, per correttezza, al raggiungimento del numero legale per la validità della votazione.

Prima della riforma Tremaglia, gli italiani residenti all’estero potevano votare esclusivamente tornando in patria, nel comune di residenza. Dalle elezioni politiche del 2006, quando entrò in vigore la Circoscrizione Estero, si introdusse la possibilità di votare per corrispondenza alle elezioni politiche ed ai referendum.

All’elettorato estero venne inoltre riservata una rappresentanza diretta in Parlamento. Piuttosto che essere mischiati ai voti nazionali, a quei voti vennero assegnati 12 seggi alla Camera dei deputati e 6 seggi al Senato.

Grazie al grande lavoro di ammodernamento delle procedure, unito agli sforzi per rendere efficiente il voto nelle circoscrizioni estere, all’appuntamento elettorale del 2006 parteciparono circa un milione di italiani residenti in altri Paesi del mondo. Il risultato è stato ottenibile anche grazie alla politica attiva sul territorio dei candidati residenti all’estero, quindi conoscitori delle realtà locali.

Gli elettori italiani all’estero, in totale nel mondo, sono poco meno di 5 milioni. Su questo bacino di voti pesa un fisiologico rischio di brogli, mediamente contenuto nelle circoscrizioni europee, ma che cresce sensibilmente nei paesi dell’America Latina.

In quel Collegio, secondo voci che circolano in Parlamento, riportate anche dalla stampa italiana, si prevedeva di candidare Denis Verdini. Mediante l’accordo con l’associazione culturale MAIE che, da quanto riportato, sotto banco nasconderebbe un gruppo di potere.

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