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Venezuela, sangue sul voto, Maduro più isolato

Le elezioni per l’Assemblea costituente, voluta dal presidente Nicolás Maduro in Venezuela, sono state segnate dalla violenza. Domenica, almeno dieci persone sono rimaste uccise e la protesta, dalle scene di guerriglia in diverse zone della capitale Caracas, si è estesa a tutto il Paese. La partecipazione al voto, secondo il governo, è stata superiore al 41%. Una cifra contestata dall'opposizione, la quale sostiene che l’87% dei venezuelani non ha votato.

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“È stato un successo, la partecipazione è stata elevata. Tutti lo possono vedere”, ha dichiarato il presidente venezuelano. “L’oligarchia non vuole ascoltare le persone, ma a noi interessa solo la verità delle persone. Oggi un portavoce dell’imperatore Donald Trump ha detto che gli Stati Uniti non riconosceranno il voto. Perché ci dovrebbe importare di quello che pensa Trump? Conta solo il popolo sovrano”.

I chavisti cantano dunque vittoria, e da mercoledì potranno contare su una potente Assemblea costituente di 545 membri, che ha facoltà di sciogliere il Parlamento -controllato dall’opposizione- e riscrivere la carta fondamentale, mettendo le mani sul potere giudiziario.

Oltre 120 vittime da aprile

Gli anti-chavisti denunciano un colpo di Stato e annunciano che continueranno con le proteste di piazza.

“Sedici venezuelani sono stati assassinati in queste ore”, ha detto il leader dell’opposizione Henrique Capriles. “È un giorno nero per la storia del Venezuela. La repressione è fortissima in molte aree del paese”.

Il bilancio della repressione nel giorno del voto è di 13 morti, che portano a oltre 120 il numero delle vittime da aprile.

Maduro sempre più isolato

Washington, che attraverso l’ambasciatrice all’Onu Nikki Haley parla di “nuovo passo verso la dittatura”, minaccia altre sanzioni. Secondo il Wall Street Journal, gli Stati Uniti valutano misure contro l’industria petrolifera del Venezuela che potrebbero avere un impatto devastante sull’economia del Paese.

Anche numerosi paesi sudamericani -segnatamente Colombia, Perù, Argentina, Messico e Cile- hanno annunciato che non riconosceranno il voto, isolando sempre di più Maduro.


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