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Aumento della spesa militare mondiale

Dopo 4 anni di debole, ma costante calo è tornata a crescere, tra il 2014 e il 2015, dell'1%.

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Un aumento dovuto al moltiplicarsi delle tensioni in diverse regioni o alla partecipazione di alcuni Paesi nei conflitti attualmente in corso.

Spinte separatiste in Ucraina e annessione della Crimea, conflitto in Yemen, lotta allo Stato Islamico, tensioni con la Cina e la Corea del Nord che allarmano i Paesi vicini: sono questi i principali motori dell’aumento della spesa militare globale, tornata a crescere dopo 4 anni di lieve ma costante calo. Un aumento dell’1%, che nel 2015 ha portato la spesa militari a toccare – in termini assoluti – i 1773 miliardi di dollari.

Nella classifica dei 5 Paesi che più spendono per il settore militare – quindi non solo per l’acquisto di armi, ma anche ad esempio per un aumento degli effettivi, l’addestramento e l’amministrazione – i cambiamenti rispetto allo scorso anno sono pochi, ma significativi.

Nonostante un calo del 2,4% nella spesa, gli Stati Uniti rimangono in testa. Seconda la Cina, che con un aumento del 7,4% ha portato a spendere di più anche altri Paesi della regione, come Indonesia, Filippine e Vietnam, preoccupati dalla potenza del vicino e, nel caso del Giappone, anche dalla Corea del Nord. L’Arabia Saudita sorpassa la Russia per il suo impegno nel conflitto in Yemen ma anche perché Mosca ha dovuto in parte ridurre le sue spese a causa delle entrate ridotte per il calo del prezzo del petrolio.

Nelle Americhe, in Europa Occidentale e in Africa la cifra destinata alle spese militari è in costante calo, discesa che si fa però sempre meno ripida soprattutto nei continenti del nord. La spesa è aumentata invece in Medio Oriente, Asia ed Europa centrorientale: in quest’ultimo caso soprattutto a causa delle tensioni con la Russia.

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