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Cameron: “Riformare la libera circolazione”

Per il premier britannico, è questa la chiave delle relazioni Ue-Regno Unito; Hollande: chi vuole accesso al mercato unico, la rispetta

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Una riforma delle regole sulla libera circolazione delle persone è la chiave delle future relazioni che il Regno Unito avrà con l’Unione europea. Lo ha detto ai suoi 27 colleghi il premier britannico David Cameron durante la cena di martedì sera, prima di lasciare per sempre Bruxelles.

Il messaggio degli europei a Londra è cortese nella forma ma duro nella sostanza: ora iniziate la procedura per uscire.

David Cameron ha auspicato relazioni più strette possibili in futuro tra il suo paese e quel che resta dell’Unione. Alla sua ultima conferenza stampa come leader europeo, non ha nascosto l’amarezza.

“Ovviamente è una notte triste per me”, ha dichiarato il premier britannico, “perché non volevo essere in questa situazione. Volevo che la Gran Bretagna rimanesse in una UE riformata, e tutto quel lungo negoziato che avevamo fatto, quelle concessioni non sono più operative.”

Secondo Cameron, determinante per la sconfitta è stata l’immigrazione, e il poco ascolto che ha ricevuto sulle sue richieste di limitare libera circolazione delle persone, una libera circolazione che Londra, ai tempi di Blair, aveva però fortemente voluto, rinunciando persino ad applicare i periodi transitori.

François Hollande ha già detto che su questo non si faranno sconti: “Per accedere al mercato interno bisogna rispettare le quattro libertà di circolazione”, osserva il presidente francese, “dei beni, dei capitali, dei servizi e delle persone. Non sarà possibile per il Regno Unito, quali siano le opzioni che sceglierà, accedere al mercato unico senza applicare questa regola.

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Stamane, mercoledì, i 27 si sono riuniti per riflettere sul futuro dopo lo schiaffo inglese. Intanto al parlamento europeo è arrivata Nicola Sturgeon, la premier scozzese determinata a difendere il posto di Edimburgo in Europa.

Nel pomeriggio vedrà anche il presidente della Commissione, Juncker. Solo il presidente del Consiglio Donald Tusk, il più filo-britannico tra i leader dell’Unione, ha preferito declinare.

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