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Il Giappone riprenderà la caccia commerciale alle balene

Il Giappone ha ufficializzato la sua decisione di abbandonare il Commissione internazionale per la caccia alle balene (Iwc) con l'intenzione di riprendere il prossimo luglio la pesca commerciale di cetacei. 

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Tokyo non ha mai interrotto la caccia alla balena, ma ha continuato a farlo sfruttando una clausola della moratoria che permette di pescare cetacei per scopi scientifici. Questa volta però, la rinuncia è pubblica e completa e il Giappone raggiunge in questo modo Norvegia e Islanda fuori dall’Iwc.

La decisione – destinata a sollevare aspre critiche dalla comunità internazionale – è stata comunicata dal capo di Gabinetto Yoshihide Suga nel corso di una conferenza, spiegando che la caccia verrà esercitata intorno alle acque dell’arcipelago e nella zona economica esclusiva, e che difficilmente le navi nipponiche raggiungeranno l’Antartide.

L’annuncio arriva dopo mesi di discussioni all’interno dell’organizzazione, da lungo tempo divisa tra paesi favorevoli alla caccia delle balene e nazioni palesemente contrarie, tra queste ultime l’Australia e la Nuova Zelanda.

Lo scorso settembre, durante la riunione internazionale dell’Iwc in Brasile, Tokyo aveva minacciato di riconsiderare la sua adesione all’ente a causa del voto contrario della maggioranza dei paesi membri ad autorizzare la caccia sostenibile dei cetacei.

Balena sollevata da una gru
Keystone

Il Giappone ha aderito alla Iwc nel 1951, tre anni dopo la sua istituzione, con lo scopo di regolare lo sviluppo sostenibile della specie e l’industria delle balene. Malgrado il Giappone sia stato costretto a interrompere la caccia dei cetacei a fini commerciali nel 1982, in linea con la moratoria internazionale decisa dalla Iwc, le imbarcazioni nipponiche hanno continuato a sopprimere le balene dal 1987 in avanti, per questioni che il governo definisce “legate alla ricerca scientifica”.

Secondo alcuni esperti, dietro la motivazione delle autorità giapponesi si nasconde la volontà di sostenere l’industria della carne di balena che, ancora oggi – malgrado il repentino calo delle vendite – è considerata una fonte alternativa e a buon mercato di proteine. 

In base ai dati del governo, negli anni ’60 il consumo di carne di balena si assestava intorno alle 200’000 tonnellate l’anno, una cifra che è scesa intorno alle 5’000 negli ultimi anni.

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