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Intelligenza artificiale, la strategia europea prende forma

Persona e robat
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a tu per tu con il futuro presso la Vrije Universiteit Brussel. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved

L'Unione Europea ha presentato mercoledì la sua strategia nell'ambito dell'intelligenza artificiale e dei dati che dovrebbe permettere di recuperare il ritardo nei confronti di Cina e Stati Uniti. Il protocollo europeo insiste in modo particolare sulla protezione dei diritti dei cittadini. 

Dalle automobili connesse al riconoscimento facciale, l’intelligenza artificiale (IA) ha un’importanza strategica elevata e sarà probabilmente una delle tecnologie che avrà il maggior impatto sul nostro quotidiano in futuro.

Il rapporto ufficiale presentato mercoledì Collegamento esternoprevede che l’IA sia regolamentata in modo da essere sempre sotto il controllo dall’essere umano e “responsabile”, ha dichiarato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

Il programma dell’UE prevede una scala di rischio per i diversi elementi dell’intelligenza artificiale. Più l’uso di un elemento è controverso o pericoloso, più le regole saranno severe.

Soprattutto “negli ambiti della salute, di polizia e dei trasporti, i sistemi di intelligenza artificiale dovranno essere trasparenti, tracciabili e garantire che vi sia una supervisione continua da parte umana”, si legge nella nota stampa pubblicata dalla Commissione mercoledì. “Le autorità dovranno poter testare e certificare i dati usati dagli algoritmi come fanno attualmente con cosmetici, automobili e giocattoli”.

Il riconoscimento facciale, attualmente vietato se non in casi eccezionali, sarà verosimilmente uno degli aspetti più strettamente regolamentato. “La Commissione intende lanciare un ampio dibattito su quali circostanze giustifichino tali eccezioni”, si legge nel comunicato.

Inizia ora una fase di consultazione di tre mesi durante la quale i giganti della tecnologia come Google o Facebook, i sindacati, gli istituti di ricerca, la società civile e i governi dei 27 Stati membri potranno dire la loro sul protocollo UE. Entro la fine dell’anno la Commissione spera poter presentare delle proposte legislative.

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