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Brexit, May chiede un ulteriore rinvio al 30 giugno

Theresa May ha formalmente chiesto al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk un rinvio della Brexit - originariamente prevista lo scorso 29 marzo - al 30 giugno.

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La proroga, ha precisato la premier britannica, terminerà con la ratifica da parte della Camera dei comuni dell’accordo negoziato con l’Ue e dovrebbe consentire a convincere i parlamentari della Regina. E secondo alcune fonti il presidente del Consiglio europeo sarebbe a sua volta propenso a indicare un rinvio “flessibile” di dodici mesi.

Si tratta comunque in entrambe le ipotesi di previsioni in contrasto con quanto deciso poco più di una settimana fa al di qua della Manica: in caso di mancata adozione dell’intesa da parte di Westminster, come avvenuto già a tre riprese nonostante le raccomandazioni del governo di Londra, la separazione avrebbe dovuto intervenire già il 12 di aprile mentre nel caso contrario decorrerebbe dal 22 di maggio, vale a dire in concomitanza con le legislative dell’Unione.

In ogni caso le reazioni alla lettera di Theresa May restano variegate e non del tutto assimilabili alla proposta conciliativa di Donald Tusk. Per il primo ministro olandese Mark Rutte, ad esempio, l’idea di un ulteriore rinvio al 30 giugno “non risponde alle questioni poste da Bruxelles e dai Ventisette”.

Da parte sua la Commissione Ue non intende commentare la proposta, limitandosi a precisare attraverso un suo portavoce che si sta parlando “solo di un’ipotesi” dal momento che se ci sarà un rinvio questo potrà essere deciso solo dai dirigenti europei.

A mischiare ulteriormente le carte ha contribuito il Partito laburista, il cui coinvolgimento è divenuto indispensabile per dipanare la matassa. Il numero due Tom Watson ha infatti sostenuto che il suo partito è disposto a trovare un compromesso sulla Brexit a condizione che venga organizzato un referendum confermativo. In serata dal quartiere generale dei laburisti è stata però espressa delusione per il fatto che il Governo May non abbia proposto “un reale cambiamento o un compromesso” per uscire dall’impasse.

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