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Attacchi incrociati tra USA e milizie filo-Iran

Cumuli di macerie (cemento-legno) sparsi su un terreno desertico
Miliziani di Kata'ib Hezbollah esplorano le macerie del loro quartier generale. Copyright 2019 The Associated Press. All Rights Reserved.

L'esercito statunitense ha colpito con bombardamenti aerei cinque basi delle milizie sciite filo-iraniane in Iraq e Siria. L'escalation è iniziata venerdì, quando un attacco missilistico dei miliziani filo-Teheran contro una base che ospita militari americani a Kirkuk ha ucciso una persona e provocato feriti tra il personale USA e i servizi di sicurezza iracheni.

Il Dipartimento della difesa satunitense ha autorizzato domenica quelli che sono stati definiti “attacchi difensivi di precisione contro cinque strutture di KH” (Kata’ib Hezbollah) “che indeboliranno la loro capacità di condurre in futuro attacchi contro le forze della coalizione” anti-Isis.

In particolare, sono stati colpiti tre obiettivi in Iraq e due Siria, che includevano basi di comando e depositi di armi. Nei raid, sarebbero rimasti uccisi 15 miliziani. Le cosiddette milizie KH, sottolinea il Pentagono, “hanno un forte legame con la Quds Force iraniana (i corpi speciali dei Pasdaran) e hanno ricevuto ripetutamente aiuti letali e di altro tipo dall’Iran che hanno utilizzato per attaccare” la coalizione.

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Dal 28 ottobre, almeno 11 attacchi hanno preso di mira basi militari irachene dove sono dispiegati militari o diplomatici USA. Gli Stati Uniti considerano ormai le milizie filoiraniane una minaccia più significativa dell’Isis, la cui roccaforte è caduta e il leader al-Baghdadi ucciso.

Nella serata di domenica, una controreplica dei miliziani ha preso di mira una grande base militare irachena a nord di Baghdad, lambita da una pioggia di razzi. Non risultano vittime, ma la situazione rimane incandescente.
 

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Il segretario di Stato americano Mike Pompeo, volato a Mar-a-Lago per aggiornare il presidente Donald Trump, ha riferito che le minacce contro le forze USA sono in corso da “settimane e settimane”.

L’Iraq si trova così al centro della tensione scaturita dagli attriti tra Stati Uniti e Iran, le cui relazioni peggiorano da quando Washington ha abbandonato l’accordo internazionale sul nucleare e imposto durissime sanzioni a Teheran, che ha reagito, sul terreno, alimentando l’instabilità nella regione: in Siria, sostenendo il presidente Bashar al-Assad, e in Iraq, supportando le milizie sciite nel nord del Paese.

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Ma l’Iraq è anche alle prese con le proteste interne. Da ottobre sono in corso massicce manifestazioni di piazza, spesso sfociate in violenti scontri. I manifestanti puntano il dito contro l’inefficienza e la corruzione del governo. Più dettagli nel servizio del TG:

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