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Joe Biden nel Medio Oriente per ridare un ruolo guida agli Stati Uniti

Joe Biden è in Arabia Saudita. La visita è iniziata con una calorosa stretta di mano al re saudita Salman, ma solo un furtivo e silenzioso saluto battendo il pugno con suo figlio, il principe Mohammed bin Salman, il reggente di fatto del Regno. In mattinata Biden era stato in Israele e nei territori palestinesi.

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Il presidente americano Joe Biden è ricorso a questo escamotage per evitare l’imbarazzo di un gesto che sarebbe stato immortalato per sempre dalle telecamere di tutto il mondo, dopo che in campagna elettorale aveva promesso di trasformare Riad in un paria a causa dell’omicidio del giornalista saudita dissidente, Jamal Khashoggi, che, come credono i servizi segreti Usa, sarebbe stato ordinato proprio dal reggente. 

Per evitare l’accusa di “andare a Canossa”, anche all’interno del suo partito, Biden ha promesso di sollevare il tema dei diritti umani. “La mia posizione è sempre stata assolutamente chiara e non sono mai stato in silenzio quando si è trattato di questo”, ha assicurato il leader Usa, evitando però di dire esplicitamente se l’omicidio sarà trattato nel colloquio con MbS.

Biden è sbarcato a Gedda per affrontare la tappa più difficile del suo primo viaggio da presidente in Medio Oriente: una visita che segna il ritorno degli Usa dopo anni di disimpegno nella regione, dove vogliono tornare ad avere “un ruolo guida senza lasciare vuoti che siano riempiti dalla Russia o dalla Cina”, come ha spiegato lui stesso. 

Il suo scopo principale è quello di normalizzare le relazioni tra Israele e i Paesi Arabi – con un fronte comune contro la minaccia iraniana – sotto l’ombrello degli accordi di Abramo lanciati dal suo predecessore Donald Trump, correggendo però l’isolamento dei palestinesi. 

“Uno Stato indipendente”

Prima della visita in Arabia Saudita, Joe Biden ha fatto tappa in Israele e in Palestina. “Al popolo palestinese spetta uno Stato indipendente”: lo ha detto Joe Biden al termine dell’incontro con il presidente palestinese Abu Mazen a Betlemme. “Il mio impegno per la Soluzione dei 2 Stati lungo le linee del 1967 – ha aggiunto – non è cambiato”.

“Il popolo palestinese ha diritto ad uno Stato proprio che sia indipendente, sovrano, vitale e dotato di continuità territoriale”, ha detto ancora Biden, prendendo così le distanze dalle dichiarazioni passate del suo predecessore Donald Trump. “Mi rendo conto che l’obiettivo dei Due Stati appaia remoto quando cose indegne come restrizioni agli spostamenti o le preoccupazioni quotidiane per la sicurezza dei vostri figli sono reali ed immediate”, ha proseguito.

“Questa visita – ha detto ancora Biden – è l’inizio di un nuovo e rafforzato dialogo” fra gli Stati Uniti ed i palestinesi. Il presidente ha sottolineato di aver “ribaltato” la politica in merito di Trump e di aver deciso di accrescere il sostegno all’economia, alla sicurezza e alla sanità dei palestinesi. “Annuncio oggi – ha precisato – di aver destinato 200 milioni di dollari all’agenzia per i profughi Unrwa e altri 100 milioni di dollari per la rete sanitaria palestinese di Gerusalemme est”. “Questo – ha proseguito – è il momento di rafforzare le istituzioni palestinesi”. La cosa, a suo parere, richiede fra l’altro da parte palestinese un miglioramento nella ‘”trasparenza” e nella lotta alla corruzione.

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Aiuti per i territori palestinesi

Durante la sua tappa nei territori palestinesi, Joe Biden ha annunciato una serie di iniziative e 316 milioni di aiuti per migliorare i rapporti deteriorati dall’amministrazione Trump. Una tranche di 201 milioni di dollari è per l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che fornisce i servizi ai rifugiati palestinesi in Cisgiordania, Gaza e Giordania: un’assistenza che Trump aveva tagliato nel 2018 come strumento di pressione per costringere i palestinesi ad un accordo di pace con Israele. 

Altri 100 milioni di dollari andranno all’East Jerusalem Hospitals Network, che garantisce cure mediche per 50 mila pazienti locali. Gli Usa daranno anche 15 milioni di dollari in aiuti umanitari per fronteggiare le carenze delle forniture alimentari a causa della guerra in Ucraina. 

Grazie alla mediazione americana, infine, gli israeliani si sono impegnati ad aiutare i palestinesi a passare alla rete 4G entro la fine del 2023 per accelerare la digitalizzazione dell’economia.

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