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Le presidenziali USA viste da Bruxelles

Nelle sedi NATO e UE, le relazioni transatlantiche sono considerate vitali per la sicurezza e lo sviluppo economico; l'analisi

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Le elezioni americane sono seguite con grande attenzione anche a Bruxelles, sede della NATO e dell’Unione europea, dove la relazione tra le due sponde dell’Atlantico è considerata vitale, sia per la sicurezza che per lo sviluppo economico.

Bruxelles attende, quindi, come tutti. Spera, anche se non lo dice, in una vittoria di Hillary Clinton, non tanto per la Clinton in sé, ma perché Donald Trump porterebbe le relazioni transatlantiche in terra incognita.

Le imminenti elezioni americane sono argomento di tavole rotonde come questa [cfr. video], in un caffè a pochi passi dal quartiere europeo, dove la Fondazione liberale Friedrich Neumann ha invitato a parlare il proprio responsabile per le questioni transatlantiche, basato a Washington.

“Con la Clinton i rapporti transatlantici continuerebbero ad essere sviluppati”, dice il politologo Claus Gramskow, “con Trump nessuno lo sa. Ma non saranno semplici. Anche la campagna ha mostrato che gli americani vogliono che gli europei facciano di più. Un’amministrazione Clinton sicuramente metterebbe questo in primo piano nella sua politica europea. Sarà interessante e non sarà facile per gli europei”.

L’Europa, quattro anni fa, era un tema della campagna elettorale, con il candidato repubblicano Mitt Romney che fustigava le politiche assistenzialiste del vecchio continente, politiche che -a suo dire- avevano condotto alla crisi del debito e che Obama avrebbe voluto imitare. Quest’anno è stato diverso.

“Si è parlato della crisi dei rifugiati”, continua Gramskow, “con Trump che l’ha presa ad esempio di cosa succede quando si aprono le frontiere, ma altrimenti l’Europa non ha giocato il ruolo di quattro anni fa.”

Stati Uniti ed Unione europea sono ciascuno il primo partner commerciale dell’altro. Insieme costituiscono quasi i due terzi degli scambi commerciali mondiali. Bruxelles e Washington vorrebbero andare oltre con con un accordo di libero scambio che se raggiunto diventerebbe, probabilmente, uno standard mondiale. È il famoso TTIP, che solleva però grandi paure e resistenze, specie sul vecchio continente. In Europa non se ne parlerà fino ad almeno dopo le elezioni tedesche. E in America?

“Sono molto scettico sulle chances di queste trattative commerciali. Anche da parte di Clinton non è molto alto nella sua agenda politica. Non bisogna attendersi grandi cambiamenti.”

Sul fronte sicurezza, le preoccupazioni sono soprattutto per la simpatia reciproca tra Donald Trump e Vladimir Putin. Ancora in luglio, il candidato repubblicano aveva messo in dubbio l’adesione al principio della legittima difesa collettiva, su cui si fonda la NATO, per i paesi dell’est che spendono meno del dovuto sul piano militare.

“La NATO è obsoleta”, aveva detto. Parole che hanno trasmesso un’onda di shock nei corridoi dell’alleanza. Va detto che anche con l’avvento di Obama – Nato alle Hawaii, cresciuto in Indonesia – si era temuto che l’Europa avrebbe perso di importanza agli occhi dell’America, ma poi cosi non è stato. Volente o nolente, Washington in Europa ci è rimasta con mani e piedi, dalle primavere arabe al Ucraina. Sarebbe cosi anche con Trump? È l’interrogativo a cui nessuno sa dare risposta.

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