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Trump: ‘America First’ anche nel commercio

“Con me finirà l’era in cui c’è chi ruba la prosperità dell’America con le politiche commerciali”. Sono le parole pronunciate venerdì dal presidente statunitense Donald Trump, in occasione della firma di due decreti contro quelli che definisce abusi commerciali, perpetrati nei confronti degli USA.

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“Il mio messaggio è chiaro: da oggi in poi chi viola le regole deve sapere che subirà le conseguenze”, ha detto Trump nello Studio Ovale, affiancato dal vicepresidente Mike Pence e il segretario al Commercio, Wilbur Ross.

“Siamo in guerra”, aveva dichiarato proprio Ross qualche ora prima. Una guerra commerciale senza esclusione di colpi che l’America dichiara non solo all’Europa, minacciando ‘superdazi’, ma a tutti gli altri principali partner: dalla Cina al Giappone, dal Messico alla Corea del Sud.


Il primo decreto prevede un’indagine su larga scala per individuare le cause del deficit commerciale USA e ogni forma di abuso o pratica non reciproca. Entro 90 giorni è atteso sulla scrivania dello Studio Ovale un rapporto che inquadri la situazione paese per paese, prodotto per prodotto.

Il secondo prevede una stretta sul fronte delle misure antidumping per combattere la concorrenza sleale e colpire i governi stranieri che sostengono con sussidi i propri prodotti, così che questi possano essere venduti in America a un costo più basso.


I 500 miliardi di saldo negativo nella bilancia commerciale degli Stati Uniti –in buona parte con la Cina- sarebbero il risultato di una debolezza nei confronti delle altre potenze esportatrici che Trump attribuisce alle politiche di libero scambio dei suoi predecessori, in primis Barack Obama. Politiche che penalizzano le imprese e i posti di lavoro americani.

Il presidente-magnate, che ha ripetuto di continuo questo concetto durante la campagna elettorale, ha ora deciso di tradurre in azioni concrete quella promessa di nazionalismo economico e protezionismo sintetizzata nello slogan ‘America First’.

“Gli USA non si inchineranno più al resto del mondo sul fronte del commercio”, ha affermato Ross, scelto da Trump proprio per la sua linea dura -soprattutto nei confronti della Cina- e fautore della costruzione di ‘muri’ di dazi e tariffe per proteggere il ‘made in Usa’.

“Gli Stati Uniti non si ritrovano in deficit commerciale per caso”, ha aggiunto il ‘superfalco’. “E la Cina, senza il suo enorme surplus, non sarebbe mai potuta crescere ai tassi con cui è cresciuta la sua economia”.

Affermazioni pesanti, a pochi giorni dal primo incontro tra il leader cinese Xi Jinping e Donald Trump, un faccia a faccia che si terrà in Florida e si preannuncia non meno teso di quello avuto alla Casa Bianca con la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Intanto, in Europa, cresce la preoccupazione per la minaccia di imporre ‘tariffe punitive’ su alcuni prodotti-simbolo dei Paesi Ue, comprese alcune icone del ‘made in Italy’ come la Vespa.

Anche la Svizzera è stata citata dal segretario al Commercio Ross tra i paesi che finiranno sotto esame. Benché, ha precisato, un disavanzo commerciale non adombri di per sé un comportamento scorretto.
 

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