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Le manovre (preoccupanti) di Trump

Un ragazzo vestito da Capitan America chiede di non credere ai media liberali
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Il presidente statunitense riceve venerdì alla Casa Bianca i due leader (repubblicani) del Congresso del Michigan: potrebbe chiedere di non certificare il risultato popolare del 3 novembre. Intanto il riconteggio manuale in Georgia danno nuovamente la vittoria a Joe Biden.

L’invito è inusuale e suscita i timori della stampa negli Stati Uniti: il magnate, che ha pure telefonato a un funzionario elettorale della contea di Wayne, potrebbe chiedere infatti loro di non certificare il risultato popolare del 3 novembre, che ha visto Joe Biden imporsi in Michigan con un margine di oltre 150’000 voti.

Joe Biden conserva in Georgia un vantaggio di poco più di 12mila schede sul presidente uscente. 

A quel punto, il Parlamento statale potrebbe designare i grandi elettori locali che il 14 dicembre parteciperebbero alla designazione formale del prossimo inquilino della Casa Bianca. Invece di 16 democratici potrebbero quindi essere 16 repubblicani, che da soli, va detto, non basterebbero a rovesciare la situazione che vede Biden con 306 delegati e Trump con 232 (ne occorrono 270). Se l’operazione andasse in porto anche in Pennsylvania, tuttavia, gli equilibri cambierebbero. Resta un’ipotesi comunque remota: in un’intervista a inizio settimana, Shirkey aveva escluso che potesse concretizzarsi in Michigan.

Trump continua a non riconoscere la sconfitta

Il presidente uscente continua a non riconoscere la sconfitta elettorale e prosegue la sua battaglia a tutto campo, malgrado la bocciatura di ulteriori ricorsi giovedì e, notizia delle ultime ore, l’esito del riconteggio in Georgia che ha confermato il vantaggio di Biden di crica 12’000 schede.

In una conferenza stampa, l’ avvocato Rudy Giuliani e gli altri legali del team di Trump sono tornati a ribadire – senza prove – la tesi dei brogli, parlando di una cospirazione internazionale basata su server in Germania e un software truccato per il conteggio. Dietro ci sarebbe, fra gli altri, persino l’ex presidente venezuelano Hugo Chavez, morto nel 2013.

Rafforzato dalle ultime notizie, il candidato democratico ha criticato “l’irresponsabilità” del suo rivale, che continua ad ostacolare la transizione e a diffondere messaggi . Anche Mitt Romney, ex rivale di Barack Obama alle presidenziali del 2012 e fra i pochi repubblicani a smarcarsi, ha denunciato le manovre di Trump per “sovvertire il voto popolare”. “Difficile”, ha dichiarato il senatore dello Utah, “immaginare un’azione meno democratica da parte di un presidente statunitense”.

Sul voto in Georgia, il servizio del Tg:

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tvsvizzera.it/fra con RSI


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