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Putin non cede alle pressioni di Cina e India

La pressione - o come le chiama lui le "preoccupazioni" - dei giganti asiatici partner della Russia non sono stati sufficienti a far fare marcia indietro a Vladimir Putin in Ucraina. Il leader russo ha chiuso il vertice di due giorni a Samarcanda senza mostrare, almeno ufficialmente, alcun ripensamento. L'operazione militare continuerà, ha dichiarato ai giornalisti.

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Di più: Mosca “non ha fretta” di raggiungere i suoi obiettivi, che rimangono inalterati. E “nessuna correzione” verrà portata al piano generale. Eppure gli incontri al vertice, svoltisi nella città uzbeka a margine del summit dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), avevano lasciato trasparire i malumori di altri Paesi, in primis la Cina, che nella crisi vede un pericolo di destabilizzazione per la regione e un possibile ostacolo alle iniziative di espansione della sua influenza economica. 

Il vertice di Samarcanda ha anche riacceso i riflettori sulle tensioni nella regione delle ex repubbliche sovietiche, in particolare il conflitto tra il Kirghizistan e il Tagikistan. I due Paesi, infatti, si accusano a vicenda di aver violato il cessate-il-fuoco in vigore da giovedi, dopo gli scontri armati di frontiera che hanno fatto diversi morti. I kirghizi accusano i tagichi di aver sparato verso il suo territorio almeno quattro volte durante la mattinata, sui distretti di Och e Batken, dove ieri si erano verificati combattimenti. I tagichi accusano a loro volta i kirghizi di violazioni.

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