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Le aziende svizzere si ritirano dall’Iran

Rohani e Berset con le bandiere iraniana e svizzera
Il 3 luglio scorso Hassan Rohani è giunto in Svizzera per una visita di Stato, durante la quale ha incontrato, tra gli altri, l'attuale presidente della Confederazione Alain Berset. Keystone

La reintroduzione delle sanzioni americane nei confronti dell'Iran sta avendo un impatto anche sulle aziende elvetiche, che preferiscono abbandonare il paese asiatico piuttosto che rischiare di essere escluse dal mercato statunitense. L'ultima a rinunciare a un contratto miliardario è stata la Stadler Rail.

La revoca delle sanzioni internazionali contro l’Iran, all’inizio del 2016, aveva suscitato grandi speranze: il governo svizzero aveva parlato della possibilità di duplicare o addirittura triplicare le esportazioni verso il paese asiatico entro un decennio. L’allora presidente della Confederazione nonché ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann era stato tra i primi capi di Stato occidentali a recarsi in visita a Teheran, assieme a un’importante delegazione economica.

Esportazioni in forte calo

Il sogno di un nuovo Eldorado si è però infranto assai rapidamente. Se nel 2017 le esportazioni verso l’Iran sono aumentate del 7,6%, attestandosi a 536 milioni di franchi, nei primi sei mesi di quest’anno si è registrato un calo del 20%.

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Le aziende svizzere sono infatti corse ai ripari dopo l’annuncio del presidente statunitense Donald Trump di volersi ritirare dall’accordo sul nucleare e di voler reintrodurre sanzioni contro Teheran, sanzioni entrate in vigore il 6 agosto.

La Svizzera e l’Unione Europea hanno annunciato di voler continuare a commerciare con l’Iran. Tuttavia, le imprese attive nel paese asiatico rischiano grosso: Washington ha infatti minacciato quelle aziende che continueranno a fare affari con Teheran di multe o addirittura di esclusione dal mercato statunitense.

Martedì, ad esempio, la Stadler Rail ha rinunciato a una commessa miliardaria per la fornitura all’Iran di 960 vagoni per la metropolitana. “Abbiamo congelato il tutto – ha dichiarato l’amministratore delegato Peter Spühler. Naturalmente la Stadler si conforma a tutte le sanzioni nazionali e agli embarghi commerciali”.

Valutazione dei rischi

“Le imprese non fanno altro che un cosiddetto risk assessment, una valutazione del rischio. E la scelta è presto fatta. In nessun caso il mercato iraniano potrebbe essere più interessante di quello americano per quelle imprese che sono attive su entrambi i mercati”, spiega alla Radiotelevisione svizzera il presidente della camera di commercio Svizzera-Iran Philippe Welti.

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Le autorità federali possono da parte loro fare ben poco. La Segreteria di Stato dell’economia ha ricordato che la situazione giuridica in Svizzera resta immutata e che le sanzioni statunitensi non hanno nessuna applicabilità diretta nella Confederazione.

Tuttavia, la loro reintroduzione “può avere effetti economici nei confronti delle imprese svizzere che intrattengono relazioni commerciali con l’Iran” e gli Stati Uniti hanno sottolineato che le sanzioni saranno applicate “in maniera rigorosa”. L’unico consiglio che Berna può dare a queste aziende è di monitorare attentamente la situazione e in caso di dubbio di mettersi in contatto con gli enti responsabili della Confederazione.

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