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Lo spettro del virus sul capodanno cinese

Piazzale antistante la stazione (ferroviaria) centrale di Pechino; viaggiatori indossano mascherina sanitaria
In vista del Capodanno cinese di sabato 25 gennaio, milioni di persone viaggeranno all'interno del Paese. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved

È salito a tre il numero di vittime del virus della stessa famiglia dell'agente patogeno responsabile della Sars, che tiene in allerta la Cina da fine dicembre. Le autorità hanno annunciato lunedì circa 140 nuovi casi di contagio, alimentando nuove paure nel Paese a pochi giorni dal Capodanno cinese di sabato, in vista del quale milioni di persone si apprestano a viaggiare.

I nuovi casi sono stati registrati nel fine settimana in gran parte (136) a Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei nella Cina centrale, dove la polmonite ebbe il suo primo focolaio colpendo perlopiù persone collegate a un mercato di pesce e selvaggina che nel frattempo è stato chiuso.

Altri due contagi sono emersi a Pechino -per la prima volta dalla diffusione del virus- e un altro nella provincia meridionale del Guangdong.

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Cos’è. Il coronavirus può infettare con relativa facilità mammiferi come suini, bovini, gatti, cani, cammelli, pipistrelli e l’uomo. Di sei tipi conosciuti che hanno colpito l’uomo, quattro hanno causato solo sintomi respiratori minori simili a quelli di un raffreddore. Gli altri due hanno provocato gravi malattie: la Sars (che uccise oltre 700 persone nel 2002-3) e la Mers (la sindrome respiratoria mediorientale), che fece 449 vittime nel 2015.

Nelle scorse settimane, sono stati registrati tre casi anche all’estero, due in Thailandia e uno in Giappone; le autorità hanno confermato che i pazienti hanno visitato Wuhan prima del loro ricovero.

Entrambi i Paesi hanno quindi rafforzato i controlli sanitari agli aeroporti, in particolare il rilevamento della temperatura corporea, come già avevano fatto Hong Kong e Singapore (e annunciato alcuni scali statunitensi).

Nessuna trasmissione da uomo a uomo del coronavirus responsabile dell’epidemia è stata finora confermata, benché non possa essere del tutto esclusa.

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Secondo gli scienziati dell’Imperial College di Londra, ripresi dalla BBC, il fatto che il virus sia stato esportato fa pensare a un focolaio di partenza molto più ampio delle 59 persone inizialmente dichiarate dalle autorità sanitarie. I ricercatori britannici, con una proiezione basata sul traffico aereo, stimano almeno 1’700 contagi.

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