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Applicazione “9 febbraio”, parola al Nazionale

In Parlamento la revisione della Legge sugli stranieri, necessaria per dar seguito all'iniziativa "Contro l'immigrazione di massa"

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A oltre due anni e mezzo dalla votazione, spetta ora al Parlamento esprimersi sull’applicazione dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”. Poco più di due ore fa il Consiglio Nazionale ha deciso di entrare in materia sulla revisione della Legge sugli stranieri, necessaria per applicare l’ormai famoso “9 febbraio”. Il dibattito è ancora in corso e l’obiettivo è uno solo: decidere come limitare l’immigrazione.

Finalmente l’applicazione dell’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa è entrata in Parlamento. Sul tavolo ci sono 4 proposte.

La più gettonata è la cosiddetta preferenza indigena ‘light’, elaborata dalla Commissione degli affari politici del Nazionale e sviluppata su tre livelli: incentivare la manodopera residente, possibilità per il Consiglio federale di obbligare i datori di lavoro ad annunciare i posti vacanti agli uffici regionali di collocamento, facoltà di prendere ulteriori – non meglio specificate – misure qualora l’immigrazione non dovesse diminuire.

“Misure da limitare il più possibile in quanto a durata ed estensione”, raccomanda il liberale-radicale solettese Kurt Fluri, “Inoltre dovrebbero danneggiare il meno possibile l’Accordo sulla libera circolazione delle persone, ma soprattutto dovrebbero essere decise da un comitato misto con esponenti della Svizzera e dell’Unione europea.”

La preferenza indigena ha il sostegno del centro sinistra, ma il PPD vorrebbe renderla un po’ meno light.

“Il progetto uscito dalla commissione non ci soddisfa completamente”, osserva il democristiano ticinese Marco Romano. “Va ancora perfezionato, si possono stringere i bulloni, ma è comunque accettabile al contrario di quanto prodotto dal Consiglio federale. Il PPD presenta oggi anche tre emendamenti che permettono di aumentare il grado di autonomia nella gestione dell’immigrazione”.

In sintesi, al PPD la preferenza indigena va bene, ma a patto che – in casi estremi – il Consiglio federale possa introdurre dei tetti massimi. Tetti massimi che invece restano l’unica soluzione possibile per l’UDC, totalmente ostile alla preferenza indigena light.

Così il democentrista bernese Adrian Amstutz: “Si tratta di una violazione della Costituzione molto ben impacchettata. È un rifiuto della volontà popolare di dimensioni che in questo paese non si erano mai viste. Signore e signori avete giurato su questa costituzione, per 30 secondi fareste bene a guardare le cose da una prospettiva diversa e a riflettere su ciò che state facendo oggi”.

Tetti massimi – e contingenti cantonali – sono infine anche la soluzione del Consiglio federale, ma solo come ultima spiaggia.

“L’obiettivo del Consiglio federale è sempre stato trovare una soluzione condivisa con l’Unione europea, per applicare l’articolo costituzionale per la gestione dell’immigrazione ma anche per salvaguardare la via bilaterale”, ha detto Simonetta Sommaruga.

Soluzione condivisa che al momento pare impossibile da trovare, rileva la consigliera federale, dunque la palla è in mano al Parlamento.

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