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I tossicodipendenti hanno diritto all’invalidità

Le tossicomanie e le altre forme di dipendenza gravi sono equiparabili alle patologie mentali ai fini del riconoscimento dell'invalidità.

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La valutazione è del Tribunale federale che, accogliendo il ricorso di un 44enne zurighese dipendente da psicofarmaci e oppioidi, cui era stata negata la richiesta di una rendita, ha innescato un ampio dibattito nel paese.

Per i giudici losannesi, che hanno stravolto la giurisprudenza applicata finora nell’ambito dell’assicurazione invalidità, è necessario chiarire, “tramite uno schema di valutazione normativo strutturato con indicatori”, se la dipendenza da sostanze diagnosticata da specialisti influisce sulla capacità lavorativa della persona interessata. 

Finora, la tossicodipendenza in quanto tale non giustificava, in linea di principio, il riconoscimento di un’invalidità ai sensi della legge ed era ritenuta rilevante solo se si era sviluppata in seguito a una malattia o se era la causa di una patologia o di un infortunio. In sostanza il dipendente era considerato responsabile del suo stato e delle conseguenze che ne derivano sul piano lavorativo.

Ma l’evoluzione delle scienze mediche, ha osservato la corte federale, ha reso obsoleti questi paradigmi. Dal punto di vista eminentemente medico, viene sottolineato, una dipendenza corrisponde a un fenomeno di natura patologica ed è quindi necessario, analogamente agli altri disturbi mentali per i quali vengono applicati criteri oggettivi, valutare se il soggetto sia in grado di svolgere un’attività a tempo pieno o parziale.

Dopo questo verdetto si sono subito levate voci divergenti e alcuni politici hanno osservato che con questa decisione giurisprudenziale i costi del settore invalidità a carico dello Stato sono destinati inevitabilmente a salire.

Va comunque sottolineato che le rendite saranno riconosciute solo ai soggetti dipendenti che seguiranno un’adeguata terapia e un preciso programma di reintegrazione professionale. 

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