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Aumenta il divario salariale tra il Ticino e il resto della Svizzera

Una barchetta fatta con diverse banconote svizzere.
La differenza fra la remunerazione svizzera e quella ticinese si è ulteriormente ampliata. KEYSTONE

In Svizzera il salario mediano nel 2022 per un posto a tempo pieno era di 6'788 franchi lordi al mese. La remunerazione varia però fortemente a seconda delle macroregioni considerate, dalla formazione, dal ramo economico e dal sesso. È in Ticino che si guadagna meno con un salario mediano di 5'590 franchi.

L’Ufficio federale di statistica (UST) fa la rilevazione svizzera della struttura dei salariCollegamento esterno (RSS) ogni due anni presso le imprese e le amministrazioni private e pubbliche svizzere. Questo studio consente di descrivere, regolarmente e sulla base di dati rappresentativi, la struttura dei salari in tutti i rami economici dei settori secondario e terziario.

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Nel 2022 il salario mediano lordo mensile rilevato era di 6’788 franchi. Nel 2020 ammontava a 6’665 (-123 franchi rispetto al 2022) mentre nel 2018 era di 6’538 franchi (-250 franchi). Cosa significa “salario mediano”? Per la statistica si tratta di un valore che separa in due gruppi delle stesse dimensioni l’universo dei salari. Per metà dei posti di lavoro (50%) il salario è superiore alla mediana, mentre per l’altra metà il salario è inferiore. In breve, in Svizzera il 50% dei lavoratori percepisce un salario superiore ai 6’788 franchi. L’altro 50% guadagna meno di 6’788 franchi lordi al mese.

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Differenze salariali tra macroregione

Le differenze salariali dipendono da molti fattori. Innanzi tutto, iI livello di remunerazione mensile in Svizzera varia fortemente a seconda delle Grandi Regioni considerate. Come nelle passate rilevazioni, anche nel 2022 il fanalino di coda è il Ticino (salario mediano: 5’590). La differenza fra la remunerazione svizzera (6’788) e quella ticinese si è però ulteriormente ampliata passando da 1’119 franchi nel 2020 a 1’198 franchi nel 2022.

Come fa notare l’UST, per esempio per un impiego da quadro superiore, il salario lordo mediano è di norma più alto nella regione di Zurigo (11’758 franchi), in quella del Lemano (11’111 franchi) e nella Svizzera nordoccidentale (10’715 franchi). Alla base della piramide regionale dei salari, invece, si trova il Ticino, dove si riscontrano i livelli di remunerazione più bassi, sia per i quadri superiori (8’755 franchi), sia per il personale senza funzione di quadro (5’184 franchi).

Questa gerarchia salariale in funzione delle macroregioni – spiega sempre l’UST – è dovuta in gran parte alla concentrazione di rami economici a forte valore aggiunto in determinate aree (Zurigo, Basilea a Ginevra), nonché alle specificità strutturali dei mercati regionali del lavoro.

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Formazione e salari

Altro importante fattore che determina una grande disparità salariale è la formazione dei lavoratori e delle lavoratrici. Le persone in possesso di un titolo accademico che lavorano a tempo pieno guadagnano 10’210 franchi lordi al mese, contro i 9’000 franchi percepiti dalle persone diplomate presso scuole universitarie professionali e i 6’190 franchi ricevuti dalle persone titolari di un attestato federale di capacità (AFC).

Ovviamente il salario dipende fortemente dal tipo di funzione e di attività svolta all’interno dell’impresa. Infatti, una persona laureata che occupa un posto ad alto livello di responsabilità guadagna 13’833 franchi, contro gli 8’481 franchi percepiti sempre da un dipendente con titolo accademico per un posto senza responsabilità.

Le differenze salariali tra i sessi continuano a ridursi

La lotta contro il “dumping” salariale tra uomo e donna sta lentamente dando frutti. Nel 2022 il divario salariale tra i sessi si è gradualmente ridotto rispetto al rilevamento precedente: nel 2022 la differenza si attestava al 9,5% contro il 10,8% del 2020 e l’11,5% del 2018. Questa differenza di remunerazione tra i due sessi – spiegano gli esperti dell’UST – può in parte essere spiegata sulla base dei diversi profili delle persone (in particolare in funzione dell’età o del livello di formazione) e dei posti occupati (in particolare in funzione del livello di responsabilità e del ramo economico).

Tra uomini e donne si osserva che, più alta è la posizione gerarchica occupata, più è marcato il divario salariale. In effetti, le donne che nel 2022 ricoprivano incarichi con elevate responsabilità guadagnavano 9’565 franchi lordi, mentre la remunerazione dei loro colleghi maschi che occupavano posti analoghi era di 11’212 franchi, il che rappresenta una differenza del 14,7% (contro il 16,8% nel 2020 e il 18,6% nel 2018).

Alla base della piramide il divario salariale tra i sessi a sfavore del personale femminile che occupava posti senza funzione di quadro nel 2022 era meno marcato rispetto agli anni precedenti: 5,7% (contro il 6,9% nel 2020 e il 7,6% nel 2018).

Resta però ancora molto da fare in questo settore. Sono infatti maggiormente le donne (62,1%) le dipendenti con un salario inferiore a 4’500 franchi. Viceversa, il 75,4% del personale dipendente con salario superiore ai 16’000 franchi al mese è di sesso maschile.

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Dove si guadagna di più e dove di meno?

Il mercato del lavoro ha presentato grandi disparità salariali a seconda delle attività economiche esercitate. Un po’ di cifre per colmare alcune curiosità. I livelli di remunerazione sono chiaramente superiori al salario mediano nei rami a forte valore aggiunto, quali le attività informatiche (9’412 franchi), l’industria farmaceutica (10’296 franchi), il settore bancario (10’491 franchi) e l’industria del tabacco (13’299 franchi).

A metà della piramide salariale si trovano rami come quello delle costruzioni (6’410 franchi), dei trasporti aerei (6’980 franchi), dell’industria meccanica (7’245 franchi) e del commercio all’ingrosso (7’414 franchi).

Alla base della piramide salariale troviamo, tra gli altri, il commercio al dettaglio (5’095 franchi), la ristorazione (4’601 franchi), i servizi di alloggio (4’572 franchi) e i servizi personali (4’384 franchi).

Punti di vista di sindacati e imprenditori

I salari rilevati dall’UST vengono interpretati in maniera diametralmente opposta da datori di lavoro e sindacati.

Da un lato l’Unione svizzera degli imprenditori parla di risultati positivi e per voce del suo direttore Roland Müller ha sottolineato la “situazione salariale estremamente stabile in Svizzera”. Alla luce delle numerose crisi che hanno caratterizzato il periodo dell’indagine, ha aggiunto Müller, si tratta di una situazione “non scontata”.

Da parte sua l’Unione sindacale svizzera (USS) è meno soddisfatta. Come racconta Daniel Lampart, capo economista dell’USS, “nonostante la buona situazione economica, dobbiamo renderci conto che per i salari reali si profila un decennio perduto. Le retribuzioni sono state divorate dall’inflazione”.

Il sindacalista ha criticato aspramente i datori di lavoro: mentre un tempo la compensazione dell’inflazione era scontata, ora le trattative salariali sono condotte con una durezza senza precedenti. I datori di lavoro non riconoscono più che ogni salario dovrebbe essere più o meno sufficiente per vivere.

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