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Neutralità elvetica messa in discussione

La sede della Crypto
Qui venivano fabbricate le macchine crittografiche grazie alle quali i servizi segreti americani e tedeschi hanno spiato per decenni oltre un centinaio di Stati. Keystone / Alexandra Wey

"Si potrà discutere quando si avranno a disposizione i fatti": è la reazione della presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga riguardo a possibili ripercussioni sull'immagine della neutralità svizzera in seguito alla vicenda Crypto.

L’azienda elvetica Crypto sarebbe stata usata per decenni dai servizi segreti americani – e prima ancora anche tedeschi – per spiare oltre 100 stati.

“Le speculazioni al momento non hanno senso”, afferma Sommaruga. “Il Consiglio federale ha avuto le informazioni in novembre. Ha subito detto di voler analizzare la situazione e ha dato mandato di indagare a un ex giudice federale”.

“Vogliamo essere paladini della neutralità e dei buoni uffici, ma in realtà pratichiamo il doppio gioco”
Dick Marty

“Credo che la cosa più importante sia di avere tutti i fatti sul tavolo: non spetta ora al Consiglio federale decidere già qualcosa o prendere posizione, vogliamo avere tutti gli elementi prima”, ha insistito la responsabile del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC). “Credo che il governo abbia reagito rapidamente e in modo corretto”, si dice convinta la ministra socialista.

Commissione parlamentare

La Delegazione delle Commissioni della gestione del Parlamento (DelCG) vuole indagare sul caso di spionaggio che vede coinvolta la Crypto. L’aspetto centrale della vicenda è accertare cosa sapessero le autorità elvetiche.

“Abbiamo deciso di indagare sulla collaborazione fra la società Crypto AG e i servizi segreti stranieri”, ha annunciato alla stampa il presidente della DelCG, Alfred Heer. Le prime udienze si terranno ancora nel corso di questo mese.

Non ci sono dubbi che 007 stranieri abbiano utilizzato per decenni l’azienda elvetica per spiare terzi, ha rilevato Heer, aggiungendo che queste pratiche sono state confermate da diverse reazioni nei Paesi coinvolti.

I fatti in questione sono iniziati nel 1945 e sono oggi difficili da stabilire e da interpretare. Per questo motivo, il 15 gennaio il Consiglio federale ha incaricato l’ex giudice federale Niklaus Oberholzer di chiarire la questione. Il suo rapporto sarà presentato entro fine giugno.

Il punto della situazione con il telegiornale.

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“Grave scandalo”

Un grave scandalo e un importante danno alla reputazione della Svizzera: è questo il giudizio di Dick Marty sul caso di spionaggio Crypto. È necessaria una commissione d’inchiesta parlamentare, afferma l’ex politico e magistrato.

In un’intervista pubblicata oggi da Le Temps, Marty – che è stato procuratore pubblico, consigliere di Stato, consigliere agli Stati e inquirente per il Consiglio d’Europa sulle prigioni segrete della CIA – dice di non essere sorpreso della vicenda. “Vi sono due ipotesi, entrambe ugualmente preoccupanti. Secondo la prima, la Svizzera non sapeva nulla. Secondo la seconda, era al corrente, il che mi sembra molto più probabile. In ogni caso, questo è un grave scandalo”.

“Che i nostri servizi segreti abbiano avuto contatti con i colleghi tedeschi e americani è un fatto comune. Non dobbiamo essere ingenui, fa parte delle regole del gioco. Ma sapendo cosa stava facendo Crypto, avrebbero dovuto porsi delle domande e chiedersi se queste attività non mettessero in pericolo il ruolo della Svizzera sul piano internazionale”, argomenta il 75enne ticinese.

L’impatto, per Marty, potrebbe essere pesante. “Si tratta di un grave danno alla credibilità e all’affidabilità della Svizzera. Crediamo volentieri di essere migliori degli altri. Vogliamo essere paladini della neutralità e dei buoni uffici, ma in realtà pratichiamo il doppio gioco. La neutralità è una sorta di narrativa nazionale di cui ci vantiamo, ma che non corrisponde alla realtà”.



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