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Amnesty, la pandemia ha ridotto la solidarietà verso i rifugiati in Svizzera

Cartello con scritta Refugeeswelcome
Da tempo molti chiedono al governo più solidarietà. Questa foto è stata scattata a Berna nel 2015. Keystone / Peter Klaunzer

Nel suo rapporto annuale sulla situazione del rispetto dei diritti umani nel mondo, Amnesty International critica anche la Svizzera per diverse mancanze, in particolare per quel che riguarda l'accoglienza dei rifugiati.

Tra marzo e giugno 2020, in risposta alla pandemia da Covid-19, il Consiglio federale ha governato con poteri d’emergenza, “con un impatto su una serie di diritti come la libertà di riunione e di movimento”, scrive l’organizzazione per i diritti umani nel capitolo che riguarda la SvizzeraCollegamento esterno del suo rapporto annuale pubblicato mercoledì.

L’Ong si rammarica del fatto che durante la chiusura della frontiera con l’Italia tra metà marzo e metà maggio, la Svizzera ha sospeso la registrazione delle domande d’asilo alle frontiere, con la sola eccezione delle persone vulnerabili.

Inoltre, continua Amnesty, sono pervenute segnalazioni di uso sproporzionato della forza da parte del personale di sicurezza nei centri federali di accoglienza per i richiedenti.

L’organizzazione cita anche le condanne per “favoreggiamento dell’ingresso illegale” delle attiviste Anni Lanz e Lisa Bosia Mirra. Il caso di quest’ultima, membro del parlamento cantonale ticinese, aveva fatto molto discutere Collegamento esternonel cantone sudalpino.

Il governo elvetico è stato poi criticato per aver rifiutato di offrire accoglienza a più profughi in difficoltà sulle isole greche e questo nonostante diverse città svizzere si fossero dette disponibili a ricollocarli sul loro territorio.

In totale, sono tati 54 minori non accompagnati con legami familiari nella Confederazione che sono stati accolti in Svizzera a cui se ne sono aggiunti altri 38 in settembre, dopo la distruzione del campo di Moria a Lesbo. Questi ultimi avrebbero dovuto essere ricollocati entro la fine del 2020.

Misure antiterrorismo criticate

L’organizzazione per i diritti umani punta il dito anche contro le misure “draconiane” della legge contro il terrorismo che saranno sottoposte a votazione popolare il prossimo 13 giugno. Queste misure di polizia, approvate dal Parlamento in settembre, contengono una definizione vaga ed eccessivamente ampia di “terrorismo” e possono essere usate per limitare preventivamente la libertà di una persona senza accusa o processo, critica Amnesty.

Punti positivi

Fra i punti positivi, l’organizzazione per i diritti umani ricorda invece l’adozione della norma contro l’omofobia da parte del popolo svizzero in febbraio, così come il via libera, dato in dicembre dalle Camere federali, al matrimonio fra persone dello stesso sesso.

Si è meritata una valutazione positiva anche la decisione di una commissione parlamentare che nel gennaio 2020 ha incaricato il governo di presentare una proposta per ridefinire il reato di “stupro”, che finora è applicato soltanto a vittime di sesso femminile e prevede l’uso della coercizione o della forza.

Passi indietro con la pandemia

A livello globale, indica Amnesty nel suo rapporto, la pandemia ha avuto conseguenze devastanti. Le misure per uscire dalla crisi hanno ridotto molte libertà, e questo era atteso,  però c’è stato anche chi questa crisi l’ha sfruttata per rafforzare il proprio potere. Più dettagli nel servizio della Radiotelevisione svizzera.

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tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 07.04.2021)

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